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No a Bassetti a capo dei bandi sulla ricerca: i ricercatori denunciano il conflitto d’interessi

Conflitti di interesse, credibilità scientifica contestata, ombre sulla gestione della formazione specialistica e sul ruolo pubblico. È su questi punti che si concentra la richiesta di un incontro urgente avanzata dal Comitato per la Tutela della Salute Pubblica alla ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini. Al centro della contestazione c’è la nomina di Matteo Bassetti alla guida della commissione del MUR (Ministero dell’Università e della Ricerca) che decide la distribuzione dei fondi pubblici per la ricerca. Una scelta che, denunciano ricercatori, medici e oltre settanta associazioni tra cui la Commissione Medico-Scientifica Indipendente, non garantirebbe i criteri di terzietà e trasparenza richiesti.

Non è una polemica personale, sostengono i promotori, ma una questione istituzionale: chi assegna risorse pubbliche deve essere indipendente e inattaccabile. «Nessun incarico pubblico» spiegano, «può essere affidato in presenza di conflitti di interesse dichiarati o di condotte comunque discutibili». Il caso emerge fuori dai riflettori, ma la mobilitazione cresce rapidamente: in pochi giorni le firme della petizione hanno superato quota quattordicimila. Al centro della contestazione [1] c’è quanto dichiarato dallo stesso Bassetti nell’audizione [2] presso la Commissione Parlamentare COVID del 17 novembre 2025, quando ha ammesso che la «collaborazione economica continuativa» con aziende farmaceutiche costituisce «una delle parti del mio lavoro». Una dichiarazione che, secondo i firmatari dell’istanza inviata alla ministra Anna Maria Bernini, configura un conflitto d’interessi incompatibile con un ruolo che comporta la valutazione e la destinazione di fondi pubblici alla ricerca. La normativa è chiara, ricordano i ricercatori, dall’obbligo di astensione in caso di conflitto anche potenziale fino alle linee guida sulla terzietà dei valutatori. Affidare la guida dei bandi a chi intrattiene rapporti economici con soggetti potenzialmente beneficiari dei finanziamenti mina la credibilità dell’intero sistema.

C’è poi la questione della credibilità scientifica. Secondo quanto riportato nel comunicato della Commissione Medico-Scientifica Indipendente, nel solo 2025 Bassetti risulta firmatario di oltre ottanta pubblicazioni scientifiche: «È davvero possibile per un singolo ricercatore contribuire con rigore, supervisione e approfondimento scientifico a un numero tanto alto di studi in così poco tempo?», si chiedono i promotori dell’appello. Il numero così elevato di pubblicazioni suscita perplessità sulla qualità del contributo scientifico e richiama una delle distorsioni più discusse della ricerca contemporanea: l’iperproduttività come valore in sé. Non un merito, ma un sintomo di un sistema che privilegia la quantità alla solidità dei risultati, moltiplicando lavori poco riproducibili e pratiche opache. I firmatari avvertono che istituzionalizzare questo modello attraverso i criteri dei bandi pubblici significherebbe aggravare una crisi già evidente.

A completare il quadro arrivano le segnalazioni sulla gestione della formazione specialistica e le questioni etiche legate al ruolo pubblico. L’Associazione Liberi Specializzandi ha denunciato criticità nella scuola diretta da Bassetti (insufficienza del tutoraggio, turni non supervisionati, carenze formative incompatibili con gli standard richiesti dalla normativa europea), mentre la condanna civile [3] per aver definito il Premio Nobel Luc Montagnier “demente” e “rincoglionito” viene richiamata come elemento incompatibile con il decoro richiesto a un rappresentante istituzionale. Per questo, il Comitato per la Tutela della Salute Pubblica chiede un incontro urgente con il ministro e la revoca della nomina. La richiesta è netta: trasparenza totale sui conflitti d’interesse, criteri rigorosi e automatici di esclusione dai ruoli valutativi, restituzione di credibilità alla ricerca pubblica. La posta in gioco, concludono i promotori, non è un nome ma il futuro stesso dell’indipendenza scientifica nel Paese.

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Enrica Perucchietti

Laureata con lode in Filosofia, vive e lavora a Torino come giornalista, scrittrice ed editor. Collabora con diverse testate e canali di informazione indipendente. È autrice di numerosi saggi di successo. Per L’Indipendente cura la rubrica Anti fakenews.