Sono iniziati ufficialmente ieri, 19 novembre, gli sfratti degli inquilini della Val di Susa le cui abitazioni dovranno essere abbattute per far posto ai cantieri dell’Alta Velocità. A San Giuliano, infatti, vedrà la luce la stazione internazionale della TAV Torino-Lione, costruita da TELT – la società incaricata di portare a termine la grande opera. Nella giornata di ieri, quindi, funzionari dell’azienda, accompagnati da agenti della Digos e delle forze dell’ordine, hanno iniziato a prendere possesso degli immobili, che nei prossimi giorni verranno abbattuti. «Oggi si è scritta una delle pagine più buie della storia del popolo valsusino», ha commentato il Movimento in un comunicato.
Il decreto di esproprio era stato emesso nel 2023. Il 9 ottobre 2024, quindi, erano iniziate [1] le convocazioni dei proprietari dei terreni. Come spiegato [2] da TELT, infatti, nei prossimi anni l’area servirà prima per la logistica dei cantieri di «valorizzazione dei materiali del tunnel di base» e, successivamente, vedrà il sorgere della stazione internazionale di interscambio tra l’alta velcità verso Parigi, le linee ferroviarie regionali e la mobilità verso l’alta Val di Susa e le stazioni sciistiche. E ieri come un anno fa, le operazioni sono avvenute nell’usuale contesto di militarizzazione della valle, alla presenza di un nutrito gruppo di agenti delle forze dell’ordine, riferisce il Movimento. Sono tre le abitazioni che verranno abbattute, dodici le persone che hanno dovuto trovare altrove un luogo dove andare a vivere. L’estensione complessiva dei terreni espropriati è di circa quattromila metri quadrati, per un totale di oltre un migliaio di proprietari. Tanti erano stati, infatti, gli attivisti che nel 2012 avevano comprato una porzione di territorio a testa. L’iniziativa era stata denominata Compra un posto in prima fila: allora la costruzione della stazione internazionale era soltanto un’ipotesi, ma i cittadini della Valle avevano scelto di muoversi per tempo, per rendere più difficoltosa per le aziende l’appropriazione dei terreni.
«Perdere una casa non è solo una questione economica: significa vedere cancellata una parte della propria vita. Quello di stamattina è stato l’ennesimo atto imposto con la forza in un territorio che da oltre trent’anni resiste a un’opera inutile, costosa e distruttiva, già obsoleta ancora prima di essere completata», scrive [3] il Movimento, che aggiunge: «il “progresso” che TELT e le istituzioni cercano di imporci si traduce da anni in espropri forzati, abbattimento di case e violazione dei nosrti legami affettivi e comunitari. Il loro “progresso sostenibile” è solo retorica e propaganda, è distruzione e violenza cammuffate da sviluppo».