Nelle campagne di Viddalba, Comune di circa 1500 abitanti nella provincia di Sassari, sono stati dati alle fiamme cinquemila pannelli fotovoltaici, in un atto che le autorità hanno immediatamente identificato come doloso. I vigili del fuoco hanno impiegato alcune ore a spegnere l’incendio, che si è sviluppato in località Li Patini, nel parco energetico in costruzione della ditta locale Avru srl. Da tempo in Sardegna la popolazione insorge contro quella che è definita come “speculazione energetica”, ovvero l’assalto ai territori da parte delle aziende dell’eolico e del fotovoltaico per produrre energia che poi verrà in gran parte destinata al consumo del resto dell’Italia e all’estero.
Secondo quanto riferiscono i media locali, le telecamere di sorveglianza avrebbero inquadrato due soggetti che, dopo essere scesi da una macchina, avrebbero appiccato il fuoco in tre punti diversi del parco, dando alle fiamme anche un muletto. Se la natura dolosa dell’episodio fosse confermata, non si tratterebbe certo di un episodio singolo e isolato. Sono numerosi [1], infatti, gli atti di sabotaggio [2] contro le infrastrutture energetiche installate di recente o in costruzione in tutta la Sardegna, dagli attacchi incendiari alla manomissione delle pale eoliche. Parallelamente, sono state [3] decine le manifestazioni in tutta la Regione nell’ultimo anno e mezzo, con i cittadini che hanno organizzato marce, cortei, presidi e istituito numerosi comitati locali per chiedere alle istituzioni di fermare «l’assalto» al territorio. Durante le proteste, i comitati hanno in più occasioni lamentato l’assenza di un piano regolatore dei nuovi progetti che fermi l’apertura di nuovi cantieri e ribadito di non essere contrari all’energia rinnovabile, ma al fatto che spesso i nuovi progetti, anzichè sorgere in zone già cementificate o vecchie aree industriali, devastano il paesaggio e l’ambiente.
Le azioni si inseriscono in un contesto di generica opposizione di movimenti e cittadini contro la speculazione energetica, ovvero l’installazione di impianti rinnovabili per produrre energia in quantità superiore a quello che sarebbe il fabbisogno dell’isola. Lo scorso anno, i cittadini hanno raccolto [4] in soli tre mesi oltre 200 mila firme (un numero incredibilmente alto per una Regione che conta 1,6 milioni di abitanti in tutto) per la proposta di legge di iniziativa popolare Pratobello 24, volta a «bloccare in maniera chiara e stabile la speculazione energetica». Tuttavia, nonostante il forte appoggio dal basso, la proposta si trova ancora ferma in Consiglio Regionale. Nel frattempo, la Regione ha però respinto [5] il referendum di iniziativa popolare riguardante l’installazione di impianti di energia rinnovabile sul territorio e in mare, che aveva raccolto oltre 19 mila firme e chiedeva ai cittadini di esprimersi riguardo alla modificazione del paesaggio sardo mediante l’installazione di impianti eolici e fotovoltaici. Nonostante la fortissima opposizione dal basso, tuttavia, in tutta l’isola si moltiplicano i nuovi progetti.
L’assessore all’Ambiente di Viddalba, Piermario Careddu, ha definito l’accaduto un «atto ignobile» portato a termine contro una ditta locale. Analoghe le dichiarazioni dell’assessore all’Industria della Regione, Emanuele Cani, che ha espresso «forte preoccupazione» per l’accaduto.