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Nuove colonie e assalto a Gaza: Israele accelera la colonizzazione della Palestina

Con l’approvazione del piano di insediamento E1 per la colonizzazione della Cisgiordania, Israele getta la maschera e dichiara apertamente di volere «seppellire l’idea di uno Stato palestinese». Lo ha fatto davanti a tutti quegli Stati occidentali forti a parole ma deboli nei fatti, che si dicono pronti a riconoscere uno Stato di Palestina a settembre, quando, nella visione di Israele, della Palestina non rimarrà più niente. Il piano dello Stato ebraico non si presta più a fraintendimenti politici: appropriarsi di tutto il territorio della Palestina storica, dalla Cisgiordania fino alla Striscia di Gaza, dove il ministro della Difesa ha dato il via libera all’occupazione della capitale, che attende soltanto l’autorizzazione finale. Nel frattempo, le incursioni dell’esercito nella Striscia si fanno sempre più serrate e Netanyahu ha disposto di accorciare i tempi per la presa definitiva di Gaza.

L’approvazione del cosiddetto “piano di espansione E1” è arrivata ieri pomeriggio, e ha lo scopo dichiarato di impedire ogni possibilità di nascita dello Stato palestinese. Il piano è stato rilanciato lo scorso mese, nel mezzo di un silenzio stampa da parte dei media di tutto il mondo (ne abbiamo parlato in un articolo de L’Indipendente [1]), e prevede la costruzione di quasi 3.500 unità abitative tra Gerusalemme Est e Maale Adumim che spaccherebbero in due la Cisgiordania. E1 risale agli anni ’90 ma, vista la sua portata, è stato fermato svariate volte a causa della pressione internazionale. L’area designata collegherebbe giuridicamente e urbanisticamente la parte orientale di Gerusalemme a Maale Adumim, isolando i quartieri palestinesi di Gerusalemme Est dalle aree della Cisgiordania non occupate, e separando di fatto Betlemme, la stessa Gerusalemme Est e Ramallah. A promuoverlo è stato il ministro di estrema destra Bezalel Smotrich.

Il via libera a E1 è arrivato in parallelo all’approvazione del piano di occupazione di Gaza City [2] da parte del ministro della Difesa Israel Katz. Il piano, denominato “Carri di Gedeone B” per richiamare l’offensiva [3] lanciata a maggio di quest’anno, dovrebbe prevedere lo sfollamento da Gaza City di circa un milione di palestinesi, che avrebbero tempo fino al 7 ottobre 2025 per spostarsi a sud dell’enclave. Per portare a termine le operazioni, il ministro della Difesa Israel Katz avrebbe richiamato 60 mila riservisti, che andrebbero ad aggiungersi alle decine di migliaia già mobilitate. Il portavoce dell’esercito Effie Defrin avrebbe dichiarato ai giornali che le operazioni di offensiva alla periferia di Gaza City sono già iniziate, e che nella notte Israele avrebbe già preso possesso di parte del territorio. Dopo il via libera di Katz, l’ufficio del primo ministro  [4]ha affermato che Netanyahu ha «disposto che i tempi per la presa del controllo delle ultime roccaforti terroristiche e la sconfitta di Hamas vengano accorciati».

Nel frattempo continua il genocidio a Gaza. Nella sola giornata di ieri Israele ha ucciso almeno 81 persone, di cui 30 in fila per gli aiuti. Dall’escalation del 7 ottobre [5], Israele ha distrutto, danneggiato o reso inutilizzabile il 92% delle case (l’ultimo aggiornamento è di questo mese, luglio 2025), l’83% delle terre coltivabili e il 71% delle serre (i dati più recenti sono di aprile 2025), il 91,8% delle scuole (dato aggiornato all’ 8 luglio 2025), l’89% delle strutture idriche (febbraio 2025) e, in generale, il 78% di tutte le strutture della Striscia (8 luglio 2025); la metà degli ospedali risulta funzionante (13 agosto 2025), e l’86,3% del territorio della Striscia è sotto ordine di evacuazione o interdetto ai civili. In totale, l’esercito israeliano ha inoltre ucciso direttamente almeno 62.122 persone, anche se il numero totale dei morti potrebbe superare le centinaia di migliaia, come sostenuto da un articolo [6] della rivista scientifica The Lancet e da una lettera [7] di medici volontari nella Striscia.

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Dario Lucisano

Laureato con lode in Scienze Filosofiche presso l’Università di Milano, collabora come redattore per L’Indipendente dal 2024.