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L’Ucraina si ritirerà dalla Convenzione di Ottawa: via libera alle mine antiuomo

Dopo Finlandia, Polonia, e Paesi baltici, anche l’Ucraina ha annunciato la propria intenzione di uscire dalla Convenzione di Ottawa contro l’utilizzo delle mine antiuomo. La scelta, si legge in una nota [1] del ministero degli Esteri di Kiev, arriva per fronteggiare «l’asimmetrico vantaggio» bellico che il presunto utilizzo di tali armamenti avrebbe dato alla Russia nel conflitto in corso. Prima di entrare effettivamente in vigore, la decisione dovrà essere ratificata dal parlamento ucraino, nonché attendere sei mesi dall’invio della pratica al Segretario generale delle Nazioni Unite. Dopo tale periodo, il Paese potrà uscire dal Trattato, ma se dovesse ancora trovarsi in stato di guerra sarà ancora tenuto a rispettarne gli obblighi. La Convenzione di Ottawa è stata ratificata nel 1997 da oltre 160 Paesi (tra cui la Russia non è inclusa), con lo scopo di porre fine alle sofferenze e alle vittime causate dalle mine antiuomo. Tale armamento, infatti, causa danni devastanti su civili e territorio, anche in tempi non di guerra, ed è ancora oggi responsabile di migliaia di morti all’anno.

Zelensky ha firmato il decreto per ritirarsi dalla Convenzione di Ottawa ieri, domenica 29 giugno. Nella nota del ministero degli Esteri ucraino, il Paese sottolinea che da quando ha ratificato il trattato nel 2005, le condizioni di sfondo sono mutate e che la Russia «dal 2014, ha fatto ampio uso delle mine antiuomo come metodo di guerra». Kiev, continua la nota, si sarebbe così ritrovata «in una situazione iniqua e ingiusta che limita il suo diritto all’autodifesa, come sancito dall’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite». Per tale motivo, «l’Ucraina ha preso la difficile ma necessaria decisione politica di interrompere l’attuazione degli obblighi irrilevanti previsti dalla Convenzione di Ottawa», esattamente come fatto da altri cinque Paesi confinanti con Russia e Bielorussia. Tale scelta viene giudicata «necessaria e proporzionata ai livelli di minaccia» che la Russia rappresenterebbe: «La comunità internazionale deve comprendere che la situazione della sicurezza regionale è notevolmente peggiorata da quando l’Ucraina e questi Stati hanno aderito alla Convenzione di Ottawa».

Di mine antiuomo in Ucraina si era già parlato lo scorso novembre, quando l’allora presidente USA Biden prese la decisione di inviare a Kiev [2] proprio un carico di tale armamento. Con il decreto di ieri, l’Ucraina diventa il sesto Paese europeo ad annunciare le sue intenzioni di uscire dalla Convenzione di Ottawa nell’arco di una manciata di mesi; come l’Ucraina, tutti i Paesi che lo hanno fatto, ossia Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania e Finlandia [3], hanno motivato la loro scelta facendo riferimento a una presunta minaccia di Mosca. Perché esso diventi valido, si deve attendere in primo luogo la conferma da parte del parlamento ucraino; il Paese sarà poi tenuto a mandare la richiesta di ritiro e le motivazioni di tale decisione agli altri Stati firmatari del Trattato, al Consiglio di Sicurezza dell’ONU e al Depositario della Convenzione, ossia il Segretario generale delle Nazioni Unite. Come sancito dall’articolo 20 [4] del Trattato, il “recesso avrà effetto solo sei mesi dopo il ricevimento dello strumento di recesso da parte del Depositario. Tuttavia, se alla scadenza di tale periodo di sei mesi lo Stato Parte che recede è impegnato in un conflitto armato, il recesso non avrà effetto prima della fine del conflitto armato”.

Nonostante siano passati oltre 27 anni dalla convenzione di Ottawa, le mine antiuomo non hanno cessato di essere un problema [5] per il mondo. Secondo il rapporto [6] 2024 dell’osservatorio Landmine Monitor, nel solo 2023 le mine antiuomo hanno ucciso e ferito almeno 5.757 persone, mentre dal 1999 a oggi le vittime sono state 114.228, di cui 91.011 civili. Oltre a uccidere migliaia di civili anni dopo la fine dei conflitti, le mine antiuomo causano grossi problemi al territorio, che diventa inutilizzabile sia dal punto di vista agricolo che da quello edilizio. La stessa Ucraina risulta uno dei Paesi più minati al mondo: a causa del conflitto in corso, riporta Landmine Monitor, quasi un terzo del territorio risulta a rischio contaminazione, e dovrà venire sottoposto a esami per valutare le condizioni del terreno; solo nel 2023, inoltre, il Paese ha registrato almeno 580 vittime per mine antiuomo tra morti e feriti. Dal 2022 a oggi, tanto Mosca quanto Kiev [7] sono state accusate di avere impiegato mine antiuomo nel corso della guerraHuman Rights Watch [8] ritiene di avere le prove che la Russia abbia ricoperto i territori ucraini conquistati di mine, e di avere il sospetto che anche l’Ucraina abbia fatto ricorso a tali armamenti.

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Dario Lucisano

Laureato con lode in Scienze Filosofiche presso l’Università di Milano, collabora come redattore per L’Indipendente dal 2024.