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Orsini e chef Rubio indagati per “istigazione all’odio razziale” dopo aver criticato Israele

La Comunità ebraica di Roma ha denunciato il professore Alessandro Orsini e il cuoco Gabriele Rubini (noto come chef Rubio) per “plurime e reiterate condotte integranti i reati di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa” e per “diffamazione aggravata”. I due hanno criticato il governo israeliano di Netanyahu, che in poco più di cinque mesi ha provocato a Gaza la morte di oltre 32 mila persone, di cui circa un terzo bambini. Analisi geopolitiche – che tra le altre cose tengono a precisare come la questione palestinese non sia nata [1] il 7 ottobre scorso – da un lato e commenti antisionisti dall’altro sono state interpretati dalla Comunità ebraica di Roma come un atteggiamento antisemita. Una sovrapposizione annullante la distanza tra fenomeni radicalmente differenti che si inserisce nel solco tracciato dalla politica italiana con il recente disegno di legge presentato [2] in Senato dalla Lega. Nello specifico, la proposta rischia di criminalizzare qualsiasi critica a Israele e al suo indirizzo politico che in Palestina ha provocato [3] morte e distruzione.

Le indagini nei confronti di Alessandro Orsini e di Gabriele Rubini saranno condotte dalla Procura di Roma. Al professore ed ex direttore dell’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale della LUISS viene contestata una serie di post pubblicati sui propri canali social, tra cui uno datato 7 ottobre 2023: «Lo sterminio di un popolo sarà sempre possibile fino a quando ci saranno persone come Netanyahu». Proprio sui social Orsini ha commentato [4] la denuncia a lui indirizzata: «Israele è uno Stato terrorista, responsabile di un genocidio a Gaza. Israele ha massacrato 14.000 bambini palestinesi con le pallottole di Biden, il più grande criminale del mondo che arma la mano assassina di Netanyahu. Essere un soldato israeliano oggi è la più grande vergogna del mondo. Non abbiate paura, lottate per un mondo migliore. La cultura come strumento di liberazione da ogni forma di oppressione». Nel caso di chef Rubio, secondo i denuncianti, “tutti i commenti, soprattutto quelli successivi al 7 ottobre, sottolineano ed evidenziano il concetto di sionismo = terrorismo“. L’idea di fondo che lega le due denunce è l’automatismo tra critica alle politiche di Israele e attacco agli ebrei in quanto popolo.

Ciò a cui oggi assistiamo con il dibattito sul massacro perpetrato da Israele in Palestina, denso di propaganda, mistificazione e fake news (figlie di conflitti di interesse), non si discosta molto da quanto avvenuto con il conflitto tra Russia e Ucraina, quando chi ha analizzato le radici delle violenze o invocato la soluzione diplomatica è stato prontamente bollato [5] come putiniano o addirittura inserito [6] in liste di proscrizione. Oggi chi invoca la fine del genocidio e il cessate il fuoco a Gaza è filo-Hamas e antisemita. Poche ore fa il governo di Netanyahu ha assegnato [7] tale etichetta a tutte le Nazioni Unite, le stesse che da cinque mesi non riescono ad approvare [8] una risoluzione vincolante a tutela della vita umana. D’altronde la guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza.

[di Salvatore Toscano]