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Il presidente Macron, di fatto, sta cercando alleati per l’escalation contro la Russia

Dopo le recenti dichiarazioni inizialmente mal digerite dagli alleati europei, il presidente francese Emmanuel Macron ha rilanciato la discussione sull’eventuale invio di truppe e munizioni d’eccezione in Ucraina, pur sempre senza «prendere mai l’iniziativa». Risulta ancora incerto cosa si celi dietro queste dichiarazioni apparentemente antitetiche, ma, al contrario, l’intenzione di tenere alta l’attenzione sul tema risulta alquanto evidente. Questa aleggiata minaccia di escalation che Macron smentisce continuamente a parole non viene confermata solo dagli sforzi comunicativi del Presidente della Repubblica francese, ma anche e soprattutto dalle iniziative internazionali che sta ultimamente portando avanti. È il caso del vertice a tre tenutosi a Berlino assieme alla Polonia, che ha rilanciato la vecchia iniziativa del “Triangolo di Weimar”, la quale non vedeva i tre leader dei rispettivi Paesi riunirsi da oltre 10 anni. Lungi dall’avanzare il tentativo di instaurare un canale di risoluzione diplomatica, sul tavolo di Weimar è finito anche il dibattutissimo argomento della fornitura di missili a lungo raggio a Kiev, da sempre vista come una delle possibili cause di escalation, e suggerendo dunque un papabile allargamento della guerra.

Il Triangolo di Weimar si è tenuto a Berlino nella giornata di venerdì 15 marzo. In quest’occasione i tre vertici europei di Francia (appunto, Emmanuel Macron), Germania (il cancelliere Olaf Scholz) e Polonia (il Primo Ministro europeista Donald Tusk) hanno discusso del conflitto in corso in Ucraina e di come contribuire in maniera più incisiva alla buona riuscita della campagna militare. Da quanto si apprende dalle dichiarazioni [1] del cancelliere tedesco Scholz, la Germania avrebbe in programma di tenere un incontro con una coalizione degli alleati dell’Ucraina sul tema delle armi a lungo raggio, spesso finito al centro del dibattito sulla guerra. Proprio sulla questione dei missili a lungo raggio, il Bundestag, il Parlamento federale tedesco, si era espresso [2] il giorno precedente, votando contro l’invio di armamenti Taurus a Kiev. La Germania, Scholz compreso, si oppone infatti da tempo contro l’invio di missili Taurus all’Ucraina, tanto per la difficoltà nella formazione del personale adibito al loro utilizzo quanto perché l’eventuale invio viene concepito come un coinvolgimento troppo diretto, e dunque come fonte di possibile escalation militare. I Taurus, infatti, eccellenza bellica tedesca, sono missili ad ampia gittata dall’enorme potenziale, che nelle mani di Kiev potrebbero costituire un’autentica minaccia per Mosca, che rischierebbe di venire attaccata direttamente. Non è ancora chiaro se Scholz con “missili a lunga gittata” intendesse proprio i Taurus, ma se tale ipotesi dovesse realizzarsi le conseguenze potrebbero essere molto gravi: Scholz non andrebbe infatti solo contro le dichiarazioni che porta avanti da mesi, ma contro una decisione del Parlamento tedesco.

Nel corso dell’incontro, i tre leader hanno confermato il pieno sostegno all’Ucraina, negando comunque la possibilità di intervenire direttamente. Nonostante ciò, il Presidente francese ha tenuto aperta la possibilità per l’invio di soldati sul suolo ucraino, che, unita alla questione delle armi a lunga gittata, lancerebbe un segnale a dir poco contrario. A tal proposito va sottolineato come Emmanuel Macron sia diventato, da settimane a questa parte, il leader occidentale che più pone in questione il modus operandi degli alleati nella fornitura di aiuti militari a Kiev, spingendo sempre maggiormente per un ampliamento del sostegno. Oltre alle ripetute dichiarazioni che lasciano aperta la porta dell’invio di contingenti militari in Ucraina, basta a tal proposito fare un giro sul suo profilo [3] di X, in cui risulta facile notare come gli ultimi 14 post siano tutti dedicati alla questione Ucraina, tra risposte a domande, estratti di interviste, repost di alleati, e mezze dichiarazioni di intenti.

L’insistenza con cui il Presidente francese torna sull’argomento dell’invio di soldati [4], unita alla firma dell’accordo bilaterale [5] con l’Ucraina, suggeriscono quanto meno che egli si stia preparando al peggio, radunando almeno in misura preventiva alleati per far fronte a una possibile escalation. Lo stesso vertice di Weimar, di cui è stato annunciato un secondo incontro estivo in Polonia, è in tal senso un chiaro segnale di volere fare di più sulla questione ucraina. Il Triangolo, nasce infatti all’inizio degli anni ’90, dopo la caduta dell’Unione Sovietica, con l’intenzione di sconfiggere definitivamente l’influenza russa nell’Europa dell’est. Negli ultimi anni, però, gli incontri si sono susseguiti sempre più di rado, e hanno coinvolto solo i Ministri degli Esteri dei tre Stati, senza vedere mai la partecipazione diretta dei vertici di Stato. In tal senso, il più recente incontro trilaterale tra i leader dei Paesi è avvenuto nel 2011. È forse anche per questo che le dichiarazioni e i suggerimenti di Macron paiono più puntare non tanto a una preparazione se succede qualcosa, ma a una preparazione a fare qualcosa.

Le risposte degli alleati occidentali al Triangolo di Weimar e alle dichiarazioni di Macron non si sono lasciate attendere. Dopo le dichiarazioni di fine mese, tutti i Paesi NATO, tra cui Stati Uniti, Gran Bretagna, Svezia, Spagna, Italia e Repubblica Ceca hanno preso le distanze dall’idea di poter mandare truppe su suolo ucraino. In Italia, dopo il vertice berlinese, Tajani [6] ha rilasciato una intervista sul Corriere apparsa anche sul sito della Farnesina, in cui prende con fermezza le distanze dalle insistenti dichiarazioni di Macron, e affermando di ignorare le motivazioni che lo spingono a tornare tanto spesso sul tema. Che a «incidere sia la campagna elettorale» o meno non è dato sapere, ma in ogni caso secondo Tajani l’ipotesi di inviare soldati e venire direttamente coinvolti potrebbe avere «conseguenze pericolosissime, anche una terza guerra mondiale».

[di Dario Lucisano]