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375 iscritti in tutta Italia: il clamoroso flop del nuovo liceo del Made in Italy

Era stato pomposamente annunciato lo scorso anno dalla premier Meloni, che l’aveva presentato come il tassello di una «rivoluzione culturale» atta a «basare il lavoro sulla nostra eccellenza» e a «mettere in rapporto l’offerta con la domanda di lavoro». Eppure, il Liceo del Made in Italy – il nuovo indirizzo di scuola superiore creato dal governo – ha fatto un clamoroso flop, totalizzando solo 375 iscrizioni in tutta Italia (lo ha scelto, di fatto, solo lo 0,08 per cento degli studenti). Che si stesse profilando una bruciante sconfitta era già piuttosto lampante dal contenuto della nota attraverso cui il governo, lo scorso 22 gennaio, aveva comunicato il numero dei licei a indirizzo Made in Italy approvati sul territorio nazionale: solo 92 scuole sulle quasi 900 che avrebbero potuto introdurlo. E ora i dati parlano chiaro: in media, ogni istituto che ha dato il via libera conta per tale indirizzo solo 4 iscritti.

A voltare le spalle ai piani del governo sulle politiche scolastiche – come ampiamente dimostrato dall’ondata [1] di proteste che si sono susseguite nell’ultimo anno – sono stati in questo frangente sia gli studenti che gli stessi istituti, che non hanno voluto farsi coinvolgere in una sperimentazione fin dall’inizio lacunosa e poco chiara su materie, quadri orari e prospettive di studio o lavorative per gli alunni. Addirittura, sul proprio portale, il governo non ha ancora inserito il programma completo del nuovo Liceo del Made in Italy – nato, almeno a parole, per migliorare le competenze giuridiche, economiche e nelle materie Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) degli alunni -, pubblicando [2] solo quello provvisorio, che si ferma ai primi due anni di studio. L’esecutivo non ha inoltre offerto chiarimenti in merito alle competenze richieste al corpo docenti per l’insegnamento delle nuove materie, non riuscendo nemmeno a comunicare se a tal fine verranno attivati corsi di aggiornamento. Studenti, famiglie e professori si sono così trovati spiazzati, non avendo potuto acquisire – nei tempi strettissimi che gli sono stati concessi – le informazioni necessarie per operare una scelta ponderata in vista delle iscrizioni. In tutto, i licei a indirizzo Made in Italy approvati sul territorio nazionale, come riportato [3] a fine gennaio dall’esecutivo, sono 92: 17 in Sicilia, 12 in Lombardia e nel Lazio, 9 in Puglia, 8 nelle Marche e in Calabria, 6 in Abruzzo, 5 in Toscana, 3 in Liguria, Piemonte e Veneto, 2 in Molise e 1 in Basilicata, Emilia-Romagna, Sardegna e Umbria. 22 istituti sono in attesa del via libera della Regione Campania, mentre altri 6 non avevano i requisiti. Ma ora, alla luce del numero degli iscritti, nell’imbarazzo generale tutto dovrà essere rivisto.

La legge sul Made in Italy che, tra le altre cose, ha istituito il nuovo Liceo, ha stanziato [4] 700 milioni per il 2023 e 300 per il 2024 nel settore, con la mission di investire nelle filiere dei settori strategici, introducendo anche la giornata nazionale del “Made in Italy”. Nonostante il palese fallimento del progetto del nuovo indirizzo scolastico, il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha avuto il coraggio di parlare di «un buon inizio», che «potrà ulteriormente migliorare in questo ‘anno pilota’». «Innanzitutto stiamo parlando di un liceo di eccellenza che è appena partito, e che si rivolge alla formazione di manager, dirigenti d’impresa, che punta a valorizzare le eccellenze italiane – ha poi affermato, mantenendosi sulla medesima scia, il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara –. Questo di oggi è un punto di avvio di un percorso che si amplierà». Sciorinando i numeri sulle iscrizioni e le scuole coinvolte, la senatrice di Alleanza Verdi e Sinistra Aurora Floridia ha invece espressamente invitato il ministro Valditara a riferire in Senato su tali «pessimi risultati», ritenendo «incomprensibile» come abbia potuto il governo considerarli soddisfacenti. A urtare il governo è stato anche il riscontro negativo in merito alle iscrizioni [5] sui nuovi istituti sperimentali tecnici professionali col percorso breve 4+2: a sceglierli sono stati soltanto 1669 studenti, che non potranno ovviamente riempire le classi delle 172 scuole aderenti.

[di Stefano Baudino]