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Ancora una volta la mortalità infantile è diminuita in tutto il mondo

“Per la maggior parte della gente, nessuna notizia è una buona notizia; per la stampa, una buona notizia non è una notizia” scrisse in un saggio la giornalista americana Gloria Borger. È un’analisi difficilmente contestabile, le buone notizie non riempiono i giornali, anche se ci sono. La conseguenza è che siamo portati a credere che le cose stiano andando a rotoli. Un recente sondaggio svolto in alcuni grandi Paesi ha posto una domanda molto semplice: «Credete che il mondo stia complessivamente migliorando o peggiorando?». In Svezia solo il 10% degli intervistati ha risposto che stava migliorando, negli Stati Uniti il 6%, in Germania addirittura il 4%. Quindi, per andare in controtendenza e cominciare questo 2024 mettendo a fuoco anche le cose positive, L’Indipendente ha deciso di cominciare con una notizia vera, verificata, grandiosa sotto ogni aspetto, ma che non trova spazio sugli altri media: la mortalità infantile sta continuando a diminuire, praticamente in tutto il mondo e a ritmo incessante [1]. Un secolo fa anche nella ricca Europa quasi la metà dei bambini morivano prima di raggiungere i 15 anni di età, ancora nel 1990 a livello globale questa sorte capitava al 10,6% dei bambini, mentre oggi siamo al 4,2% nel mondo e ad appena lo 0,4% in Europa. In appena un secolo l’esperienza di veder morire un proprio figlio, da condizione quasi inevitabile, per ogni genitore è divenuta ciò che ora riteniamo normale che sia: un raro evento tragico.

A latitudini differenti, a secoli e migliaia di chilometri di distanza, le ricerche storiche concordano [2] su un punto: nell’antica Roma come nell’America precolombiana, nel Rinascimento italiano come nell’Inghilterra medievale, i bambini morivano prima di diventare adulti al ritmo di circa uno su due, nessuna società riusciva a fare molto al riguardo. Poi a partire dal XIV secolo il miglioramento radicale delle condizioni igieniche, la scoperta di nuovi medicinali e della penicillina e quella dei primi vaccini hanno provocato miglioramenti sconvolgenti. Nel 1950 la mortalità si era dimezzata, ma ancora nel mondo moriva circa un bambino ogni quattro. Più recentemente, nell’età contemporanea, in pochi decenni il tasso di mortalità infantile è crollato fino al 4%: morire prima di raggiungere i 15 anni di età oggi è una sorte che tocca “solo” un bambino su venticinque, e questo non è successo solo in pochi Paesi, ma in ogni singola nazione del mondo. Secondo le statistiche ONU, in Africa nel 1950 la mortalità infantile era al 32,4%, nel 2000 al 13,9% e oggi al 6,6%; in Asia nel 1950 al 25%, nel 2000 al 6,7% e oggi al 2,7%; in Europa nel 1950 era all’8,7%, nel 2000 all’1.1% e oggi allo 0,4%.

Certo non tutto è risolto, e il fatto che la mortalità in Africa, pur crollata come in tutto il mondo, sia ancora di sedici volte superiore all’Europa dimostra come ci siano ancora passi avanti da fare. Anche perché le morti infantili sarebbero in larghissima parte evitabili, dovute principalmente a diarrea, infezioni curabili e morbillo. Ci sono poi i bambini che muoiono nelle guerre, un’eventualità tornata a crescere nell’ultimo anno a causa della carneficina condotta da Israele nella Striscia di Gaza, dove solo nelle prime tre settimane di bombardamenti sono stati uccisi più bambini che in tutti gli altri conflitti globali in un anno [3]. Tuttavia, nonostante le sfide ancora in atto, il dato è incontrovertibile: in tutto il mondo morire prima di diventare adulti è ormai una rara fatalità.

inoltre, allargando lo sguardo, il progresso a livello mondiale è visibile in tantissimi campi: in media ogni settimana 300mila bambini imparano a leggere, ogni giorno ci sono 130mila persone in meno vittime della povertà assoluta. Analoghi miglioramenti sono avvenuti nel mondo della salute, nell’educazione (200 anni fa solo una persona su dieci sapeva leggere e scrivere, oggi sono quasi 90 su 100), nel tasso di omicidi (in discesa costante in tutto il mondo), nelle libertà civili e in quasi tutti gli ambiti. Si tratta di questioni grandiose che quasi mai fanno notizia, il nostro impegno durante questo 2024 sarà di parlarvene ancora più spesso, pur naturalmente non smettendo di parlare delle cose che ancora non vanno per il verso giusto.

[di Andrea Legni]