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Si allarga la protesta contro la “Legge Bavaglio” sui media approvata dal governo Meloni

Si allarga la protesta “contro il nuovo bavaglio al diritto di cronaca”, ovvero la nuova legge approvata alla Camera (e in attesa di approvazione definitiva al Senato) con i voti della maggioranza di governo più Azione e Italia Viva e che vieta ai giornalisti di pubblicare le ordinanze di custodia cautelare, sia in maniera “integrale” che “per estratto”, almeno fino al termine dell’udienza preliminare. Dopo la mobilitazione del sindacato dei giornalisti, ora sono gli Ordini professionali di tutta Italia ad alzare la voce. Tutti i presidenti degli Ordini regionali dei giornalisti hanno firmato una nota [1] nella quale “si uniscono alla richiesta di non approvare il provvedimento ritenendolo una legge bavaglio che lede il diritto dei cittadini ad essere informati, in particolare nel campo dell’attività giudiziaria”. Non è escluso che nei prossimi giorni venga annunciato uno sciopero dei giornalisti in tutta Italia.

Come spiegato [2] in precedenza dal Comitato Esecutivo del Consiglio Nazionale dell’Ordine, “Il divieto pubblicare anche solo ‘stralci’ delle ordinanze di custodia cautelare non ha nulla a che vedere con il principio di presunzione di innocenza, ma costituisce una pesante limitazione del diritto di cronaca. Ai cittadini viene impedito di conoscere le motivazioni che hanno determinato gli arresti e quindi di sapere quali sono i motivi che hanno indotto magistrati e forze dell’ordine ad assumere provvedimenti che limitano la libertà individuale. I cittadini devono sapere perché vengono presi provvedimenti così pesanti per poter esercitare un controllo sull’operato della magistratura”. L’Ordine ha poi riferito di “le iniziative di protesta che sono state indette in queste ore anche in concomitanza con la conferenza stampa di fine anno della presidente del Consiglio on. Giorgia Meloni”. La segretaria generale e il presidente di FNSI, infatti, hanno dichiarato che non saranno presenti alla conferenza stampa di fine anno di Giorgia Meloni prevista per la giornata di oggi (rinviata poi dalla presidente del Consiglio stessa per malattia), in segno di “inizio della mobilitazione contro provvedimenti che sanno di censura e per la dignità della professione” riferisce [3] il sindacato in un comunicato. La prima iniziativa, prosegue, sarà “una passeggiata davanti ai palazzi del potere con un bavaglio sulla bocca”. Inoltre, il 3 gennaio la Conferenza dei comitati di redazione discuterà [4] della possibilità di uno sciopero generale “contro l’emendamento Costa”, iniziativa “contro la censura di Stato” e finalizzata a “rivendicare l’identità e la dignità della nostra professione”.

Il provvedimento contestato va ad agire [5] sull’art. 114 del codice di procedura penale, il quale riguarda il “divieto di pubblicazione di atti e immagini”, proibendo la “pubblicazione integrale o per estratto del testo dell’ordinanza di custodia cautelare finché non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare, in coerenza con quanto disposto dagli articoli 3 e 4 della direttiva UE del 2016 sulla presunzione d’innocenza”. Non sarà dunque più possibile rendere di pubblico dominio le ordinanze che dispongono misure cautelari, carcere o arresti domiciliari a soggetti a rischio di recidiva o di fuga. L’intento è tutelare la «presunzione di innocenza», come ha spiegato Enrico Costa di Azione, che ha proposto l’emendamento – posizione che, secondo Roberto Scarpinato di M5S, riflette più il «terrore del giudizio della pubblica opinione» che affligge i «colletti bianchi».

[di Valeria Casolaro]