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Il governo italiano ha prorogato gli aiuti militari all’Ucraina per tutto il 2024

Il Consiglio dei ministri ha prorogato di un anno la scadenza per gli aiuti a Kiev, fissata inizialmente per il 31 dicembre prossimo. La decisione è stata presa “su proposta del presidente Giorgia Meloni e del ministro della Difesa Guido Crosetto”, si legge in una nota [1]. Nello specifico, ha informato la Difesa, il provvedimento consentirà all’esecutivo, per un ulteriore anno e previo obbligatorio mandato da parte delle Camere, “di supportare la popolazione ucraina, impegnata a difendere la libertà e sovranità della sua Nazione”, mettendo a disposizione di Kiev, come fatto fino ad ora, “non solo armi, ma anche equipaggiamenti, gruppi elettrogeni e quanto necessario a sostenere le operazioni militari a difesa di civili inermi”.

“Il prolungamento del conflitto russo-ucraino, in uno scenario internazionale aggravato dalla crisi mediorientale e dalla guerra tra Israele Hamas, impone al Governo Meloni una scelta di coerenza, di sostegno e, dunque, di proroga degli aiuti all’Ucraina, in linea con gli impegni internazionali assunti dall’Italia in sede UE e Nato” riferisce [2] il ministero della Difesa in un comunicato diffuso ieri sera. «Ancora una volta, dunque, l’Italia sceglie di essere dalla parte della libertà delle Nazioni e del rispetto del diritto internazionale, con l’obiettivo di arrivare, in linea con la posizione assunta dagli alleati NATO e UE, a una pace giusta e duratura» ha commentato il ministro Crosetto. Il decreto, fa sapere il ministro, è «immutato» rispetto a quello emanato un anno fa, ma sarà sottoposto a revisione parlamentare «appena ve ne saranno le condizioni».

All’incirca un anno fa [3], infatti, il neoeletto governo Meloni aveva autorizzato la proroga degli aiuti a Kiev per tutto il 2023, ricalcando la linea dei cinque decreti precedenti sottoscritti dal governo Draghi. Il testo del decreto rimane secretato ma Camera e Senato saranno informate per mezzo delle audizioni al COPASIR (il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica), come quella avvenuta [4] ieri, non rendendo necessario un nuovo voto da parte del Parlamento.

[di Valeria Casolaro]