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Droghe: la maggioranza tenta il blitz per inasprire le pene per piccolo spaccio

Nel corso dell’iter di approvazione del Decreto Caivano – licenziato [1] oggi dal Senato con la fiducia posta dal governo – alla commissioni Affari costituzionali e Giustizia di Palazzo Madama, la maggioranza di governo ha tentato un blitz per modificare in senso restrittivo la già ultra-proibizionista legislazione italiana sulle droghe. Un emendamento proposto mercoledì in commissione Giustizia da Fratelli d’Italia voleva infatti “escludere l’attenuante della ‘lieve entità’ dalla cessione di stupefacenti se avviene un qualsiasi passaggio di denaro”. La maggioranza ha espresso parere positivo alla modifica che, se fosse stata approvata, avrebbe messo di fronte alla medesima fattispecie di reato un ragazzo che vende uno spinello ad un amico e un narcotrafficante che muove chilogrammi di cocaina, prevedendo per entrambi una pena da 6 a 20 anni di carcere. Le proteste dell’opposizione hanno provocato lo stop da parte del governo, che ha chiesto una riformulazione della proposta: la lieve entità è infine rimasta, ma la pena minima è stata aumentata a 18 mesi.

Nello specifico, la proposta avanzata da Fdi riguardava l’articolo 4 del decreto. Si puntava ad aggiungere un comma alla norma sugli stupefacenti che prevede l’attenuante, disponendo che “non possono considerarsi di lieve entità i fatti con finalità di lucro”. Intervenendo in commissione, Marco Lisei – primo firmatario dell’emendamento – ha affermato [2] che esso «mira a contrastare lo spaccio di strada, anche perché purtroppo oggi la giurisprudenza tende a considerare troppe cose di lieve entità». Il Senatore ha aggiunto: «Se io ho tre piantine in balcone e ne consumo io il prodotto è un conto, ma se invece io lo vendo, è chiaramente un altro caso». Le sue parole hanno scatenato una bagarre in commissione Giustizia. Dal Pd, Alfredo Bazoli ha affermato che con una norma del genere, «palesemente incostituzionale», salterebbe «il principio di proporzionalità». Sulla stessa linea Angelo Bonelli di Avs, il quale ha dichiarato che «con questa mossa molte più persone, soprattutto giovani, finirebbero dietro le sbarre, anche se hanno fatto acquisti insieme ad altri, negando al giudice la possibilità di valutare ogni caso singolarmente» e Riccardo Magi (+Europa), che l’ha definita «una follia giuridica». Dopo le grandi polemiche sollevate dall’opposizione, il governo ha fatto dietrofront, chiedendo di limitarsi all’aumento della pena minima del reato, alzata a un anno e mezzo. Il compromesso è stato accettato da Lisei, che ha confermato la modifica dell’emendamento, poi entrato nel testo approvato in aula.

L’inasprimento inaugurato dall’approvazione del provvedimento da parte del Senato (ora il testo passerà alla Camera) è il secondo nell’arco di un mese e mezzo. A settembre, infatti, nella formulazione [3] iniziale del decreto Caivano si era previsto l’innalzamento da 4 a 5 anni del massimo della pena per il reato di spaccio di stupefacenti di lieve entità.

[di Stefano Baudino]