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In gran parte d’Europa si respira aria tossica: nessuno peggio della Pianura Padana

In Europa la qualità dell’aria è ancora a livelli critici. Il solo inquinamento da polveri ultrasottili (PM2,5) provoca circa 400 mila morti all’anno in tutto il continente. Non a caso – secondo un’indagine [1] – ben il 98% degli europei vive in aree con inquinamento oltre soglia di sicurezza per questo inquinante. Tuttavia, le differenze a livello geografico sono marcate. L’Europa orientale, con la Macedonia del Nord come stato peggiore, presenta una condizione significativamente più grave dell’Europa occidentale. Fa eccezione proprio l’Italia e, in particolare, la Pianura Padana, la quale non solo registra ancora i dati più preoccupanti tra i 27 Stati europei in termini di inquinamento atmosferico, ma anche il più grave peggioramento della qualità dell’aria negli ultimi quatto anni. Il risultato è che, ad oggi, 8 delle 10 province più inquinate dell’Unione sono situate proprio nella nostra Penisola. In cima alla non invidiante classifica, vi sono Milano, Cremona e Monza, con valori di particolato ultrasottile superiori a 21 milligrammi ogni metro cubo, ovvero, livelli oltre 4 volte superiori ai limiti stabiliti dall’Organizzazione mondiale della sanità.

Le linee guida più recenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stabiliscono che le concentrazioni medie annuali di PM2,5 non dovrebbero superare i 5 microgrammi per metro cubo (µg/m3). L’analisi, tenendo conto di questa soglia, ha rilevato che appena il 2% della popolazione europea vive in aree entro questo limite, mentre quasi i due terzi vive in zone in cui la concentrazione di PM2,5 è addirittura più che doppia rispetto alle linee guida dell’OMS. La valutazione, coordinata dal quotidiano inglese The Guardian,  è stata realizzata combinando immagini satellitari dettagliate e misurazioni da oltre 1.400 stazioni di monitoraggio a terra. Il risultato è stato una mappa interattiva che rivela le aree più colpite del Vecchio Continente. Nel dettaglio, è emerso che i residenti di sette Paesi dell’Europa orientale – Serbia, Romania, Albania, Macedonia del Nord, Polonia, Slovacchia e Ungheria – hanno un tasso di mortalità doppio a causa dell’inquinamento atmosferico. Oltre la metà della popolazione della Macedonia settentrionale e della Serbia vive con un valore di PM2,5 quattro volte superiore a quello stabilito dall’OMS. Nella Pianura Padana la situazione è analoga. All’estremo opposto c’è la Svezia, dove, al contrario, nessuna porzione del territorio supera del doppio i livelli di PM2,5 ritenuti sicuri. Inoltre, solo alcune aree della Scozia settentrionale rientrano tra le poche in Europa a scendere significativamente al di sotto di tale valore.

L’inquinamento atmosferico rimane quindi un punto debole per l’UE. Questi dati confermano, ancora una volta, che si è davanti una vera e propria crisi della salute pubblica. Per tentare di arginare il problema, la scorsa settimana il Parlamento europeo ha votato per l’adozione delle nuove linee guida dell’OMS sul PM2,5. La legge, che deve però ancora essere oggetto dei negoziati con il Consiglio, fisserebbe un limite giuridicamente vincolante per le concentrazioni annuali di PM2,5 a 5µg/m3, rispetto agli attuali 25µg/m3. Tuttavia, entro il 2035. Diversi esperti affermano da tempo che sarebbe invece necessario intervenire subito e con urgenza, sottolineando un crescente numero di prove che dimostrano come l’inquinamento atmosferico abbia effetti negativi su quasi tutti gli organi del corpo. Nel complesso, il traffico, l’industria, il riscaldamento domestico e l’agricoltura sono le principali fonti di PM2,5, ma l’impatto di tale inquinante è spesso avvertito in modo sproporzionato dalle comunità più povere. “I Paesi più colpiti – spiega il Guardian – sono anche quelli con il reddito medio più basso, con poche eccezioni degne di nota”.

L’eccezione in questione è, per l’appunto, l’Italia. Nel nostro Paese, la pessima qualità dell’aria dipende da una combinazione di fattori, in parte geomorfologici ma anche e soprattutto politici. Basti pensare che quasi tutte le regioni del Nord Italia hanno dichiarato guerra [2] alle istituzioni europee in relazione ai nuovi e più stringenti vincoli sulla direttiva per la qualità dell’aria. Il contenuto delle direttive UE, in particolare, ha mandato su tutte le furie proprio i governatori delle regioni della Pianura Padana, l’area dell’Europa occidentale con più morti premature a causa dell’inquinamento. Per il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, l’impatto delle nuove regole sarebbe economicamente devastante, poiché «bisognerebbe chiudere il 75% delle attività produttive, impedire la circolazione dei tre quarti dei veicoli, chiudere il 75% degli allevamenti e delle attività agricole del territorio». Contro i governatori si sono scagliati scienziati, ricercatori, medici e operatori della sanità pubblica, che hanno indirizzato una lettera al governo italiano al fine di chiedere di fermare la loro iniziativa. “Ogni ulteriore flessibilità e deroga nell’attuazione di misure, anche radicali dove necessario, per la riduzione delle emissioni di inquinanti non fa altro che aggravare i danni per la salute dei cittadini in termini di malattia e morte – hanno scritto i firmatari convinti che, senza una nuova direttiva “ambiziosa”, il nostro Paese dovrà affrontare costi sanitari sempre più esosi e non garantirà un futuro sano alle nuove generazioni.

[di Simone Valeri]