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Profilazione razziale e maltrattamenti: l’ONU condanna le forze dell’ordine italiane

In Italia gli abusi e i maltrattamenti da parte delle forze dell’ordine ai danni delle minoranze sono troppi e troppo frequenti. Lo ha affermato il Comitato ONU per l’eliminazione delle discriminazioni razziali, il quale ha invitato il nostro Paese ad adottare misure di prevenzione e sanzionare adeguatamente chi si rende colpevole di tali comportamenti. L’organismo delle Nazioni Unite si è attivato su segnalazione [1] dell’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI), prendendo atto di un generale quadro discriminatorio, arricchitosi di una certa tendenza politica a convergere verso un linguaggio razzista e d’odio e di numerose denunce relative a casi di profilazione razziale, il fenomeno per cui l’etnia di una persona influenza in modo spropositato il modo in cui le forze dell’ordine la trattano.

“Il Comitato nota con preoccupazione l’uso di sistemi di riconoscimento facciale da parte delle forze dell’ordine che possono colpire in modo sproporzionato alcuni gruppi etnici, come i Rom, i Sinti e i Camminanti, gli africani e le persone afrodiscendenti, così come gli immigrati, e che possono portare alla discriminazione razziale”, ha scritto l’organismo ONU nelle sue osservazioni conclusive, concentrando l’attenzione sulle “informazioni relative ad un elevato numero di casi di abusi razzisti e maltrattamenti” da parte delle forze dell’ordine. Il Comitato ha di conseguenza raccomandato all’Italia di includere nella propria legislazione il divieto di profilazione razziale, di garantire la trasparenza nell’uso degli algoritmi di riconoscimento facciale in modo da non compromettere il principio di non discriminazione e il diritto all’uguaglianza davanti alla legge. Il Comitato ONU ha poi invitato il nostro Paese a “indagare efficacemente e tempestivamente su tutti gli episodi di profilazione razziale, abusi razzisti, maltrattamenti e uso eccessivo della forza da parte delle forze dell’ordine e garantire che i responsabili siano perseguiti e, se condannati, puniti con sanzioni adeguate”. Indagini che l’Italia dovrebbe estendere anche ai discorsi d’odio, la cui punizione è prevista dal diritto nazionale, come ricordato dagli esperti delle Nazioni Unite.

Soltanto pochi mesi fa, il diciannovesimo Rapporto Antigone aveva fatto [2] luce sullo stato  delle carceri italiane, tracciando un quadro di sovraffollamento, condizioni igienico-sanitarie impossibili, suicidi, violenze e torture.

[di Salvatore Toscano]