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Trasferito il poliziotto che indagava sui rapporti tra Berlusconi, Dell’Utri e mafia

Stava indagando sugli opachi rapporti economici tra l’ex premier Silvio Berlusconi e l’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri, nell’ambito della delicatissima inchiesta guidata dalla Procura di Firenze sui mandanti occulti delle stragi di mafia, ma non avrà più la possibilità di farlo. Il superpoliziotto Francesco Nannucci, fino a pochi giorni fa capo centro della Direzione investigativa antimafia (DIA) del capoluogo toscano e tra i più capaci investigatori che hanno preso parte all’indagine sulle bombe del ’93-’94, è stato trasferito a Lucca, dove ricoprirà [1] il ruolo di vicario del questore. Al suo posto, si è insediato il colonnello dei carabinieri Alfonso Pannone.

Il ricambio è avvenuto dopo che il Dipartimento di pubblica sicurezza – articolazione del Ministero dell’interno della Repubblica Italiana -, ha deciso di non prorogare il suo mandato, che scadeva proprio in questi giorni. A storcere il naso per quanto avvenuto è stato il Procuratore di Firenze, Luca Tescaroli, che si è lasciato andare a dichiarazioni molto eloquenti: «Posso solo esprimere la gratitudine del nostro ufficio per il contributo che ha dato in questi anni, certo sarebbe stato preferibile che l’avvicendamento avvenisse in una fa se successiva, e non mentre le indagini sono ancora in corso – ha detto [2] il titolare dell’inchiesta -. Ci auguriamo che chi verrà dopo di lui possa fornire lo stesso tipo collaborazione, anche se ci rendiamo conto che non sia semplice per chi viene da fuori entrare in una indagine così complessa. Non spetta a noi decidere su questi temi, possiamo solo prendere atto della decisione».

Nannucci, originario di Pisa e laureatosi a Firenze, è stato protagonista di numerose indagini antimafia, tra cui la celebre China Truck, incentrata sul riciclaggio della mafia cinese in Toscana. Da capo centro della Dia, negli ultimi anni ha messo le mani sul tema dei legami tra white collars e Cosa Nostra, occupandosi in particolare dei rapporti economici tra Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri, che nel 2014 fu condannato per concorso esterno in associazione mafiosa come tramite tra il Berlusconi imprenditore e gli uomini della mafia palermitana.

Negli scorsi mesi, il superpoliziotto aveva firmato un documento in cui si accertava come indecifrabile l’origine di 70 miliardi di lire – versati per la maggior parte in contanti – che tra il febbraio 1977 e il dicembre 1980 hanno rimpinguato le casse delle società in mano a Berlusconi. Spingendosi oltre, la relazione ha individuato [3] una lunga serie di donazioni nel periodo compreso tra il 2012 e il 2021, per 28 milioni di euro, elargite da Silvio Berlusconi al fidato Marcello, anche attraverso la moglie e il figlio dell’ex senatore. Tra questi flussi di denaro trovava posto, dal maggio 2021, anche un vitalizio da 30mila euro al mese che Dell’Utri chiese e ottenne dal Cavaliere.

La consulenza di Nannucci e i suoi uomini ha attestato come sia “sicuramente connessa a un riconoscimento anche morale, l’assolvimento di un debito non scritto, la riconoscenza, per quanto riguarda l’ultimo periodo”, dovuta dal Cavaliere all’ex senatore “per aver pagato un prezzo connesso alla carcerazione, senza lasciarsi andare a coinvolgimenti di terzi”. Dell’Utri, infatti, non chiamò mai in causa Berlusconi nei processi a suo carico per le sue connessioni con Cosa Nostra. La Dia ha parlato espressamente della sussistenza di “una sorta di ricatto non espresso, ma ben conosciuto da tutti, e idoneo al persistere delle dazioni”, poiché vi sarebbe stata in Dell’Utri “la consapevolezza che tutte le loro richieste, assecondate da Berlusconi, trovano fondamento in una sorta di risarcimento di quanto hanno patito nel tempo per colpa sua, per averlo, probabilmente, coperto”.

[di Stefano Baudino]