L’Unione Europea ha sbloccato 307 milioni di euro destinati al progetto Elmed, che prevede la realizzazione di un cavo che collegherà la stazione elettrica di Partanna (Trapani) e quella di Mlaabi, a Capo Bon, in Tunisia. L’elettrodotto avrà una potenza di 600MW, sarà lungo circa 220 km e avrà una profondità massima di circa 800m lungo il canale di Sicilia. Si tratta della prima volta che vengono usati i fondi europei del Connecting Europe Facility per un progetto tra un Paese terzo e uno membro. Nell’immediato, il progetto servirà a portare l’elettricità in Italia ma in futuro potrebbe essere implementato in un piano di approvigionamento energetico europeo più grande, che collegherà i parchi fotovoltaici del Sahara ai Paesi UE.
Il gestore della rete elettrica italiana Terna e l’operatore tunisino di energia elettrica e gas Steg hanno firmato con la Commissione Europea un accordo per sviluppare l’interconnessione tra Italia e Tunisia. Il progetto risale al lontano 2003 e l’iter era già stato avviato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica a fine 2022, per un investimento totale di circa 850 milioni di euro. Ben 307 milioni sono stati stanziati dal fondo Connecting Europe Facility (CEF) [1], il piano che mira a ottimizzare le tecnologie delle infrastrutture energetiche nell’UE. È la prima volta che i fondi vengono utilizzati per un progetto sviluppato da uno Stato membro dell’Unione Europea e da un Paese terzo. Al progetto ha contribuito anche la Banca Mondiale, che ha concesso alla Tunisia un finanziamento di 268,4 milioni di dollari per i potenziamenti della rete interna necessari al funzionamento dell’interconnessione.
Stipulare accordi vantaggiosi e creare nuove fonti di approvigionamento energetico risulta fondamentale per l’Italia: nonostante solo il 10,4% circa dei consumi totali di energia elettrica venga importato dall’estero, più della metà dell’energia nazionale prodotta (circa il 64% nel 2020) proviene dalle centrali termoelettriche che bruciano combustibili fossili [2]. L’Italia non dispone tuttavia di riserve consistenti e la maggior parte della materia prima viene importata dall’estero. L’Italia è anche uno dei maggiori importatori di gas naturale e si è collocata al terzo posto nella classifica mondiale del 2015. Secondo i dati della Relazione Annuale di ARERA 2022 [3], circa il 99% del gas naturale utilizzato nel nostro Paese viene infatti importato.
Secondo Terna, il maxi cavo potrebbe diventare [4] anche una fonte d’approvigionamento europea che porterebbe ai Paesi membri l’energia prodotta dai parchi fotovoltaici del Sahara e consentirebbe di ridurre le emissioni serra contribuendo agli obiettivi del Green New Deal. Secondo la Commissione UE [5], l’Elmed «aumenterà la sicurezza e la sostenibilità dell’approvvigionamento di energia elettrica in Europa e consentirà una migliore integrazione delle energie rinnovabili e la sostituzione della generazione termica a gas, contribuendo così agli obiettivi dell’UE in materia di mitigazione climatica e cambiamenti climatici». Sulla stessa linea sembra anche TuNur, società tunisina che prevede di produrre 4,5GWh di elettricità da esportare in Europa “fornendo elettricità a basso costo a due milioni di case europee”. L’obiettivo è di creare «il più grande nuovo impianto di energia solare concentrata del mondo».
[di Roberto Demaio]