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Bilderberg: come ogni anno le élite globali si sono incontrate a porte chiuse

Si è svolta anche quest’anno la consueta riunione – rigorosamente a porte chiuse – del gruppo Bilderberg, la potente organizzazione che riunisce ogni anno capi di Stato, politici, esperti di finanza, d’industria e del settore della comunicazione per affrontare i temi principali destinati a modellare il futuro degli eventi politici globali. Il 69° incontro si è svolto dal 18 al 21 maggio 2023 a Lisbona, presso il Pestana Palace: anche quest’anno sono numerosi i potenti della terra invitati a partecipare, tra cui il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, il presidente olandese, Marke Rutte, il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, lo statista quasi centenario, Henry Kissinger e, tra gli italiani, Paolo Gentiloni, commissario per gli Affari economici Ue, Roberta Metsola, Presidente del Parlamento europeo e l’immancabile giornalista Lilli Gruber. I temi più importanti sul tavolo di questa edizione, elencati [1] sul sito dell’organizzazione, sono stati l’Intelligenza artificiale (IA), il sistema bancario internazionale, Cina, Russia e India, la transizione energetica, la NATO, la guerra in Ucraina e la leadership statunitense.

Fondata nel 1954 da Henry Kissinger e David Rockefeller – il primo, stratega della politica estera americana e segretario di Stato durante la presidenza di Nixon; il secondo uno dei più potenti magnati industriali e petroliferi americani – l’obiettivo non dichiarato dell’organizzazione è quello di influenzare la politica mondiale esercitando pressioni sui governi attraverso la costruzione di una fitta rete composta da rappresentanti politici, esponenti dei media e influenti oligarchi. È questa, del resto, la missione che caratterizza l’essenza dei “think tank [2]”, nati in America all’inizio del Novecento come gruppi di studio formati da tecnici per “affiancare” la politica. «Il Gruppo è una sorta di NATO economica: lo possiamo considerare come il CDA delle oligarchie mondialiste che incarna lo spirito più sfrenato del neoliberismo e della globalizzazione»: così nel 1977 il Times definiva il Gruppo Bilderberg. Una definizione che aiuta a comprendere il legame tra il Gruppo, l’Alleanza atlantica, le logiche neoliberiste e la volontà di unificare le sorti del mondo attraverso quella che il WEF ha definito “governance globale [3]” o “governance 4.0”, un governo sempre più centralizzato in mano ai grandi finanzieri e alle organizzazioni sovranazionali. Lo stesso David Rockefeller, del resto, nelle sue Memorie, ha affermato esplicitamente che «Per più di un secolo, gli estremisti ideologici alle due estremità dello spettro politico hanno sfruttato incidenti ben pubblicizzati per attaccare la famiglia Rockefeller dall’influenza eccessiva che sostengono esercitiamo sulle istituzioni politiche ed economiche americane. Alcuni credono addirittura che facciamo parte di una cabala segreta che lavora contro i migliori interessi degli Stati Uniti, caratterizzando me e la mia famiglia come “internazionalisti” e cospirando con altri in tutto il mondo per costruire una struttura politica ed economica globale più integrata – un mondo se vuoi. Se questa è l’accusa, mi dichiaro colpevole e ne vado fiero».

Il nome del Gruppo deriva dal nome del luogo dove si tenne il primo incontro della storia del “club”: l’Hotel De Bilderberg di Oosterbeek, nei Paesi Bassi. I partecipanti e gli estimatori dell’organizzazione, per screditare quelle che vengono definite “teorie del complotto”, sottolineano due aspetti che metterebbero le riunioni al riparo da sospetti circa potenziali ingerenze nei processi democratici: il primo è che i convegni sarebbero discussioni informali su questioni importanti e il secondo riguarda il fatto che gli incontri si svolgono secondo la Chatham House Rule, che stabilisce che i partecipanti sono liberi di utilizzare le informazioni ricevute, senza però rivelare né l’identità né l’affiliazione degli oratori né di altri partecipanti. Sebbene gli incontri non si concludano con dichiarazioni formali e non abbiano il potere di prendere alcuna decisione, è pur sempre vero che i partecipanti al convegno hanno spesso l’autorità e ricoprono cariche istituzionali tali da poter influenzare le decisioni istituzionali. In secondo luogo, ben pochi partecipanti hanno facilmente fatto trapelare non tanto i temi – che sono pubblici – bensì i contenuti degli incontri anche in condizioni di anonimato.

Anche quest’anno l’incontro ha visto la partecipazione di una nutrita schiera dell’élite internazionale con circa 130 personalità provenienti dalla politica, dalla finanza, dal commercio e dall’industria di 23 diverse nazioni. Messi in fila, gli argomenti affrontati quest’anno potrebbero concernere il futuro della leadership statunitense alla luce dei recenti sconvolgimenti geopolitici: la guerra in Ucraina, il tramonto della globalizzazione a guida statunitense e la de-dollarizzazione, infatti, hanno accelerato la costruzione di nuovi equilibri internazionali che si apprestano ad erodere l’egemonia della potenza a stelle e strisce insieme all’ascesa delle potenze asiatiche, tra cui Russia, Cina e India. Quest’ultime – soprattutto Russia e Cina – oggetto di discussione delle riunioni del Bilderberg e della NATO, in quanto potenziali minacce alla struttura di potere occidentale e, di conseguenza, alla leadership globale.

[di Giorgia Audiello]