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Il governo non sarà parte civile al processo sulle Stragi, ma contro gli ambientalisti

Il Senato della Repubblica, il ministero della Cultura e il Comune di Roma sono stati ammessi come parte civile nel processo in cui tre attivisti di Ultima Generazione sono imputati per aver lanciato vernice lavabile sulla facciata di Palazzo Madama. La notizia arriva poche ore dopo che il Gup di Brescia, a causa del ritardo con cui la domanda è stata presentata da Palazzo Chigi, ha respinto la costituzione di parte civile della Presidenza del Consiglio dei ministri al nuovo processo per la strage di piazza della Loggia del 28 maggio 1974, in cui è imputato Roberto Zorzi.

I fatti di Palazzo Madama risalgono allo scorso 2 gennaio. I giovani attivisti ora alla sbarra, due ragazzi e una ragazza, si erano avvicinati alla porta principale dell’edificio, per poi spruzzare vernice ad acqua arancione. I tre sono stati fermati dalle forze dell’ordine che presidiavano l’entrata del Senato e l’azione non ha causato danni alla facciata, che è stata ripulita il giorno successivo. Ora, però, i giovani devono rispondere del reato di danneggiamento aggravato, rischiando fino a 5 anni di galera.

La prima udienza [1] si è svolta tre giorni fa: davanti al tribunale di Roma, il movimento ambientalista ha organizzato una manifestazione di protesta, esponendo striscioni con le scritte “La disobbedienza civile non è reato” e “Non paghiamo il fossile”. A rimpinguare il sit in, c’erano i membri delle associazioni Greenpeace e Amnesty International. Tra i presenti anche alcuni politici, come il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni e la senatrice dello stesso gruppo Ilaria Cucchi, l’ex ministro Alfonso Pecoraro Scanio, il co-portavoce dei Verdi Angelo Bonelli e la dem Marta Bonafoni. Evidente il cortocircuito a sinistra: mentre il Pd difende gli attivisti in piazza, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri – espressione della stessa forza politica – si dichiara parte civile contro di loro.

Soltanto il giorno prima avveniva un fatto che, specie se comparato a quanto successo a Roma, sfocia nel paradosso. Infatti, il Giudice dell’Udienza Preliminare di Brescia ha accolto [2] l’eccezione della difesa dell’imputato Roberto Zorzi, accusato di aver partecipato come esecutore materiale alla strage di piazza della Loggia, che si è opposta alla tardiva richiesta di costituzione di parte civile della Presidenza del Consiglio. Secondo il giudice, Palazzo Chigi non poteva non sapere dell’inizio dell’udienza e quindi non può chiedere di farvi ingresso in ritardo. Per il Gup, manca difatti la “forza maggiore” della richiesta tardiva, essendo un “fatto notorio” (in quanto più volte riportato dalla stampa) che l’udienza avrebbe avuto luogo. Secondo il giudice, il governo non può quindi lamentare di non essere stato citato dalla Procura, dal momento che la sua posizione non è quella di persona offesa, bensì di soggetto danneggiato.

Dal canto suo, in un comunicato Palazzo Chigi ha parlato di un “provvedimento palesemente abnorme“, dichiarando che l’Avvocatura dello Stato “è stata incaricata di proporre ricorso in Cassazione”. Se non venisse accolto, si tratterebbe della prima volta – considerando tutti i procedimenti sull’attentato – che verrà meno la presenza giuridica dello Stato.

Insomma, mentre il governo mostra grande fermezza e rapidità di azione nei confronti degli ambientalisti – arrivando perfino a concepire una nuova fattispecie [3] di reato per la repressione delle loro condotte (oggettivamente “urticanti” e spesso, a ragione, assai criticabili) -, al contempo non riesce a dare prova della stessa prontezza di riflessi riguardo a procedimenti giudiziari ben più problematici e significativi, che arrivano a toccare i nervi scoperti della storia repubblicana del nostro Paese. D’altronde, è questione di priorità.

[Stefano Baudino]