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Tra Italia e Francia è di nuovo crisi diplomatica per la questione migranti

È di nuovo scontro diplomatico tra Francia e Italia sulla questione migratoria, dopo che il ministro dell’Interno francese, Gérard Darmanin, ha lanciato un attacco contro il governo italiano accusandolo di essere incapace di gestire i flussi migratori. Intervistato dall’emittente radiofonica RMC su alcune affermazioni del Rassemblement National riguardanti la situazione alla frontiera franco-italiana, Darmanin ha colto l’occasione per commentare anche l’operato dell’esecutivo italiano: «La signora Meloni» che guida «un governo di estrema destra scelto dagli amici della signora Le Pen, è incapace di risolvere i problemi migratori per i quali è stata eletta», ha affermato, aggiungendo che l’Italia affronta «una gravissima crisi migratoria». Paradossalmente, l’affondo all’esecutivo di Roma arriva proprio a ridosso di una missione diplomatica già programmata da parte del ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, che avrebbe dovuto incontrare stasera a Parigi l’omologa francese, Catherine Colonna.

Va da sé che l’incontro istituzionale è stato annullato e Tajani, dopo avere informato la premier, ha immediatamente replicato [1] con un tweet all’Eliseo: «Non andrò a Parigi per il previsto incontro con Colonna. Le offese al governo e all’Italia pronunciate dal ministro Darmanin sono inaccettabili. Non è questo lo spirito con il quale si dovrebbero affrontare sfide europee comuni». Da quando si è insediato l’esecutivo Meloni, questo è già il secondo attacco sullo stesso tema da parte di Parigi, con la differenza che, come ricorda il capo della Farnesina, la prima volta [2] «ci fu un fatto di cronaca, ci fu un comunicato che riguardava la nave dei migranti, qui non c’è alcun fatto che possa non dico giustificare ma quantomeno spiegare questo attacco. È un insulto gratuito e volgare ad un Paese amico, alleato, i cui vertici istituzionali sono in perfetta sintonia, per giunta nel primo anno di applicazione del Trattato del Quirinale».

L’affondo [3] dell’esponente dell’esecutivo francese arriva, inoltre, in un momento particolarmente critico per l’Eliseo che affronta una crisi di consenso mai registrata prima, oltre a gravi tensioni sociali ormai all’ordine del giorno nelle principali città francesi, a causa della contestatissima riforma delle pensioni che peraltro il presidente Emmanuel Macron ha approvato a colpi di poteri presidenziali, scavalcando le Camere. Secondo i sondaggi, il leader di En Marche – rieletto appena un anno fa – è al minimo storico di approvazione popolare e rischia di essere scavalcato da Marine Le Pen alle Europee. Nel tentativo di dirottare l’attenzione dai gravi problemi di ordine pubblico interno e dagli stessi problemi migratori francesi, dunque, Darmanin – ex portavoce di Nicolas Sarcozy – se l’è presa con gli “eterni rivali” italiani. Il ministro francese, infatti, è alle prese col problema migratorio nel territorio d’oltremare dell’isola di Mayotte, nell’Oceano Indiano, dove il piano di espulsione degli irregolari verso le Comore, da cui provengono, non sta andando a buon fine. Sul fronte del confine italo-francese, invece, Parigi ha schierato 150 militari e non sarebbe la prima volta che la polizia francese respinge violentemente alla frontiera gli irregolari. Considerato inoltre i gravi danni economici, sociali e politici inflitti dalle dinamiche colonizzatrici francese nei Paesi della cosiddetta “Francafrique” – ormai al tramonto [4] – Parigi non è nelle condizioni di dare lezioni circa diritti umani e politiche migratorie.

Da parte dell’opposizione, il leader di Rassemblement National, Jordan Bardella, ha attaccato [5] il ministro sostenendo che «Con Gérald Darmanin come ministro degli Interni, la Francia sta battendo tutti i record di immigrazione. Un primato che lo squalifica dal dare la benché minima lezione di fermezza ai nostri vicini italiani, che pagano ciò che lui stesso ha creato in Europa». Dalla maggioranza, invece, hanno cercato di gettare acqua sul fuoco, cercando di ricucire quanto prima i rapporti diplomatici: in una nota del ministero degli Esteri, infatti, si legge che «Il rapporto tra la Francia e l’Italia è basato sul reciproco rispetto, fra i nostri due Paesi e fra i loro dirigenti. E’ lo spirito del Trattato del Quirinale». La questione migratoria «deve essere affrontata da tutti gli Stati membri, tenendo a mente che potremo avere successo ed essere efficaci soltanto con una concertazione e un dialogo tranquillo». È intervenuta poi la stessa ministra degli Esteri Colonna: «Ho parlato con il mio collega Antonio Tajani al telefono. Gli ho detto che la relazione tra Italia e Francia è basata sul reciproco rispetto, tra i nostri due Paesi e tra i loro dirigenti. Spero di poter accoglierlo presto a Parigi», ha fatto sapere tramite Twitter. Da parte italiana, però, si attendono prima le scuse dell’Eliseo, giudicando insufficiente il comunicato della diplomazia francese.

La vicenda mette in luce per l’ennesima volta la mancanza di efficacia delle politiche europee sul fronte migratorio e l’assenza di unità da parte dei Paesi membri sulla questione: in particolare, Parigi non nasconde la volontà di addossare le responsabilità della gestione dei flussi dal nord Africa esclusivamente all’Italia, dimenticandosi la tanto decantata “solidarietà europea” e non esitando ad attaccare frontalmente un governo “alleato”. Da parte dell’opposizione italiana, una voce critica sulla questione si è registrata solo da parte del leader di Azione, Carlo Calenda, il quale, riferendosi a Darmanin, ha affermato che «non è la prima volta che il ministro eccede nei toni» e che «queste cose si discutono riservatamente in bilaterale e in Ue». Nessun commento, invece, da parte di Pd e M5S, che già in precedenti casi simili si erano astenuti dal prendere posizione.

[di Giorgia Audiello]