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La ribellione dei veterinari trentini: non uccideremo l’orsa JJ4

“Si sollecitano i colleghi professionisti veterinari addetti a vario titolo, e iscritti presso l’Ordine della provincia di Trento, a non assumere alcuna iniziativa che possa provocare la morte del soggetto per eutanasia, se non in precedenza concordata con il presente Ordine”: è quanto ha deliberato l’Ordine dei Veterinari della suddetta provincia, che con voto favorevole e all’unanimità si è schierato contro l’uccisione dell’orsa JJ4. A renderlo noto, tramite un comunicato stampa [1], è stato lo stesso Ordine dei veterinari, i quali dovrebbero dare seguito all’eventuale provvedimento di abbattimento dell’animale che ha ucciso il runner Andrea Papi ma che, a quanto pare, non metteranno fine alla vita dell’orsa nel caso in cui si decidesse di procedere in tal senso. Una decisione alquanto rilevante, soprattutto perché arrivata in seguito alla conferenza stampa del presidente della Provincia autonoma Maurizio Fugatti sulla cattura [2] dell’orsa, durante la quale si è parlato anche di eutanasia. “Contrariamente a quanto lasciato intendere in occasione della conferenza dal presidente Fugatti, non vi è stato alcun confronto né con il presente Ordine né con altri professionisti veterinari delegati in materia”, si legge nella nota dell’Ordine, il quale aggiunge che “pertanto non può esserci stata alcuna condivisione sul parere espresso dal governatore”.

La scelta di schierarsi contro l’eutanasia, ad ogni modo, non è di certo casuale, trattandosi di una decisione presa “a tutela e nel rispetto del Codice Deontologico” e basata su una serie di considerazioni rilevanti. “Lo stato di salute dell’esemplare JJ4 non giustifica l’intervento eutanasico d’urgenza, così come prospettato in conferenza, ma richiede un’analisi complessiva della gestione dei plantigradi presenti sul territorio provinciale” si legge infatti nella nota, in cui poi si sottolinea che “non si rilevano al momento pericoli verso la popolazione in quanto JJ4 risulta catturata e custodita” e che “l’orso risulta specie protetta tutelata con legge dello Stato”. Infine, ultimo ma non meno importante, il fatto che “alcune associazioni private si sono offerte di pagare l’eventuale costo di trasporto in altri spazi, anche al di fuori del territorio nazionale, senza alcun aggravio di spese pubbliche”.

A tal proposito, tra le associazioni che premono per trasferire l’animale in un luogo idoneo a farlo vivere serenamente c’è la LAV (Lega Anti Vivisezione), che ha individuato due santuari-rifugi dove l’orsa, insieme ad altri due esemplari considerati problematici, potrebbe essere portata. Secondo quanto comunicato [3] dall’associazione, infatti, il Gnadenhof für Bären, in Germania, e l’Al Ma’wa for Nature and Wildlife, in Giordania, sono “pronti ad accogliere immediatamente gli orsi condannati a morte”, motivo per cui “si rende inutile il provvedimento di uccisione degli animali”. “Una soluzione che non prevede violenza c’è e non può essere ignorata”, sottolinea dunque la LAV, che chiede alla Provincia di affidarle la custodia dei tre orsi così da poter procedere con il loro trasferimento.

Al momento, però, il Presidente Fugatti sembra fermo sulle sue posizioni, essendo state finora “innumerevoli le mancate risposte” da parte sua. Tra queste, ultime in ordine di tempo le non risposte ad una richiesta di incontro con l’associazione e di “visitare l’orsa JJ4 al Casteller”, dove l’animale è stato trasferito in attesa della decisione finale del TAR (Tribunale amministrativo regionale). L’ordinanza di abbattimento emessa dal presidente della Provincia Autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, è stata infatti sospesa dal TAR fino all’udienza fissata per l’11 maggio, in cui i giudici saranno chiamati ad esprimersi definitivamente sulla condanna a morte dell’animale. Ad essere al momento certo, però, è il fatto che i tre cuccioli dell’orsa dovranno sopravvivere lontani dalla madre, cercando di compiere una vera e propria impresa. I cuccioli di orso bruno, infatti, rimangono con la madre anche fino a quattro anni, mentre i tre orsi lasciati soli hanno circa 15 mesi. Sarà anche per questo che la LAV – per bocca del Responsabile Area Animali Selvatici Massimo Vitturi – si dice preoccupata per i cuccioli, che tra l’altro potrebbero «spingersi verso i centri abitati in cerca della mamma ed imbattersi nuovamente negli esseri umani».

[di Raffaele De Luca]