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La Spagna per il diritto alla casa: 50.000 alloggi a prezzi calmierati e tetto agli aumenti

Il governo spagnolo ha approvato in Consiglio dei ministri un piano per rendere disponibili circa 50.000 case in affitto a prezzi accessibili, contrastando così l’impennata registratasi all’interno del settore immobiliare del Paese. Gli appartamenti interessati sono gestiti dalla SAREB, la società privata convertita in ente pubblico dal governo Sánchez nel 2022 per vendere le attività immobiliari delle banche fallite durante la crisi finanziaria del 2007-2008. Il piano segue l’accordo raggiunto tra le forze di maggioranza sulla ley de vivienda, il provvedimento che – in caso di approvazione parlamentare – rappresenterebbe la prima legge sulla casa della Spagna democratica. La norma prevede un limite del 3% agli aumenti degli affitti nelle cosiddette aree ad alta “tensione”, ossia quelle zone del Paese che negli ultimi anni sono state esposte a un aumento indiscriminato dei prezzi immobiliari. Una tendenza alimentata, tra le altre cose, dal boom degli affitti turistici brevi, il settore che meglio ha risposto alle nuove preferenze [1] dei viaggiatori post-pandemia.

La SAREB ha a disposizione un ampio catalogo di immobili finiti, nonché di fabbricati in costruzione, dislocati nelle diverse regioni spagnole. Durante il convegno socialista a Valencia, il governo di centro sinistra ha annunciato il futuro uso di 50mila di questi immobili: «l’affitto a prezzi accessibili». Soltanto nella comunità autonoma valenciana, la SAREB gestisce 8.897 appartamenti, a cui se ne aggiungono altri 3.403 in costruzione. Segue l’Andalusia con un totale di 7.738 immobili, tra finiti e non. «La casa in Spagna è un diritto costituzionale ma non reale. I giovani devono aspettare troppo tempo prima di essere in grado di lasciare le case dei genitori e ottenere la propria indipendenza», ha dichiarato il primo ministro Pedro Sánchez. La misura si inserisce in un piano più ampio, quello della ley de vivienda, su cui le forze di maggioranza sono arrivate alle battute finali dopo oltre un anno di lavori. Nelle prossime settimane è attesa la discussione in Parlamento, durante la quale dovrebbero essere presentati anche i dettagli sulla soglia individuata per gli affitti calmierati.

La Spagna non è nuova a misure sociali che permettono una più equa redistribuzione della ricchezza. La scorsa estate, il governo di centro sinistra guidato da Pedro Sánchez ha varato un piano contro il caro vita, disponendo forti sconti sugli abbonamenti di bus, metro e treni. Qualche mese dopo, l’esecutivo ha annunciato l’azzeramento dell’IVA sui beni alimentari di prima necessità e a marzo ha innalzato il salario minimo a 1080 euro (dai 1000 precedenti). Misure che si inseriscono in un piano programmatico, inquadrato dalla legge di Bilancio [2] per il 2023. Nella manovra iberica è stata infatti approvata la spesa sociale più alta di sempre per il Paese (274 miliardi di euro), rispondendo dunque all’inflazione con risorse e investimenti resi possibili dalla tassazione a banche, compagnie energetiche e grandi patrimoni.

[di Salvatore Toscano]