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Il numero tre del Pentagono svela la strategia USA in Ucraina

Le risorse messe a disposizione per l’Ucraina da parte degli Stati Uniti e degli alleati occidentali iniziano a scarseggiare, mentre le scorte ucraine di materiale bellico in vista dell’offensiva di primavera diminuiscono. «Le risorse non sono illimitate», ha affermato in un’intervista [1] a Foreign Policy Colin Kahl, sottosegretario alla Difesa USA e numero 3 del Pentagono, spiegando che, di conseguenza, gli USA devono fare delle scelte oculate sui prossimi aiuti da inviare al Paese est europeo. Cosa di cui si discuterà venerdì al prossimo vertice di Ramstein, in Germania, tra il segretario alla Difesa Lloyd Austin e gli altri membri europei della Nato. «Vogliamo essere sicuri che l’antiaerea ucraina sia efficiente e che i sistemi d’arma occidentali arrivino effettivamente», ha detto Kahl, aggiungendo che questo sarà uno dei temi centrali del prossimo vertice militare in Germania. Nel frattempo, le poche risorse rimaste a disposizione delle forze ucraine – specie per quanto riguarda le munizioni della contraerea – e le difficoltà logistiche e finanziarie che incontrano gli alleati a fornire assistenza militare accorciano il tempo a disposizione di Kiev per la controffensiva di primavera, prima di sedersi al probabile tavolo dei negoziati con Mosca. Le trattative, secondo il sottosegretario, non sono imminenti: tuttavia, l’orizzonte temporale per giungere ad un accordo non è più quello degli anni, ma dei mesi. «I negoziati non sono imminenti, si combatterà ancora per mesi, ci saranno combattimenti intensi, entrambe le parti cercheranno di avvantaggiarsi sul terreno, ma l’Ucraina si troverà in una condizione migliore per sedere al tavolo del negoziato», ha affermato.

Il numero tre del Pentagono ha spiegato che l’amministrazione Biden ha speso 35 miliardi di dollari in aiuti bellici in poco più di un anno e che ora di quei fondi ne sono rimasti solo tre ed è dunque necessario stabilire la priorità degli armamenti da inviare. Gli ucraini chiedono a gran voce gli F16, ma Washington è scettica in quanto, come spiega lo stesso sottosegretario alla Difesa, «ci vorrebbe un anno e mezzo prima che arrivino in Ucraina, sarebbero irrilevanti nella controffensiva di primavera». L’amministrazione americana ha, dunque, deciso di puntare sui sistemi di difesa aerea, sui mezzi meccanizzati e sull’artiglieria.  «Abbiamo preferito spendere per la difesa aerea, l’artiglieria e le forze meccanizzate, compresi addestramento e manutenzione», ha affermato Kahl.

Il grande timore, infatti, è che gli ucraini stiano per esaurire le munizioni della contraerea: in questo caso le forze aeree russe avrebbero campo libero e la controffensiva da lungo tempo programmata, che secondo alcune indiscrezioni dovrebbe cominciare il 30 aprile, sarebbe messa a rischio. «Se perdiamo la battaglia per i cieli ci troveremo in una situazione critica, pericolosissima. I russi potranno distruggere qualsiasi città, come hanno fatto in Siria. […] Abbiamo bisogno degli F16 subito», è l’appello del portavoce dell’aviazione ucraina, Yuri Inhat. Nonostante l’aumento dei mezzi di difesa aerea forniti dagli occidentali – gli Stati Uniti hanno fornito i Patriot e la Germania altri sistemi di contraerea – la continua necessità di difendersi dagli attacchi missilistici e di droni russi ha sistematicamente esaurito le scorte dell’Ucraina. Una circostanza che, secondo [2] il Financial Times (FT), è supportata da documenti dell’intelligence statunitense trapelati online recentemente, secondo cui Kiev potrebbe esaurire le munizioni per cinque sistemi di difesa aerea critici.

Per questi motivi, si prevede che gli ucraini a Ramstein chiederanno spedizioni urgenti di missili terra-aria. Kiev farà pressione sugli alleati per far sì che rafforzino le sue scorte in diminuzione, secondo tre ufficiali al corrente dei preparativi del vertice citati dal FT: «senza adeguate difese aeree, le capitali occidentali temono che una controffensiva pianificata da tempo contro le truppe russe occupanti possa vacillare». Se da un lato, le carenze missilistiche e le deboli difese aeree hanno portato grandi vantaggi per la Russia sul campo di battaglia, dall’altro ciò potrebbe rinnovare le richieste di Kiev alle potenze occidentali per moderni aerei da combattimento – come gli F16 – o per imporre una no-fly zoneha affermato Richard Barrons, ex capo delle forze armate britanniche. Due opzioni però che gli Usa hanno sempre escluso e che continuano ad escludere come ha spiegato Colin Khal per quanto riguarda gli F16.

Quanto ai negoziati, lo stesso Kahl ha spiegato che non saranno imminenti, in quanto entrambe le parti si combatteranno ancora per mesi nel tentativo di avvantaggiarsi sul terreno e ottenere condizioni migliori durante le trattative, aggiungendo anche che gli Usa non possono imporre condizioni agli ucraini. Tuttavia, la carenza di scorte di munizioni e armamenti fa temere la tenuta delle forze ucraine e le nazioni occidentali, se vogliono evitare la sconfitta di Kiev, non hanno altra scelta che aumentare la produzione industriale per la Difesa per darle la possibilità di sedersi al tavolo dei negoziati con un maggior potere contrattuale: pare scontato, infatti, che i combattimenti finiranno con le trattative diplomatiche, come già aveva auspicato [3] prima dell’inverno il capo di Stato maggiore congiunto americano, Mark Milley, in un’intervista alla CNBC. Nel frattempo, Khal ha affermato che «vigiliamo perché non vi sia un’escalation in Ucraina e perché il conflitto non si allarghi».

[di Giorgia Audiello]