- L'INDIPENDENTE - https://www.lindipendente.online -

L’Alto Adige ha trovato una soluzione al turismo di massa

La pressione mediatica relativa al raggiungimento di un equilibrio tra l’iniziativa imprenditoriale e il diritto a una casa per studiare, lavorare o semplicemente alloggiare ha trovato una sponda nella Provincia autonoma di Bolzano, dove lo scorso settembre è stato introdotto un limite al numero dei posti letto in ogni comune. In totale saranno autorizzati in Alto Adige 34 milioni di pernottamenti annui, una soglia che corrisponde al livello raggiunto nella Provincia di Bolzano nel 2019, prima delle restrizioni dovute alla pandemia da Covid-19. Adesso, nel pieno della stagione primaverile, e in vista di quella estiva, decine di città italiane stanno valutando di fare proprio il modello altoatesino per limitare le conseguenze negative del turismo di massa: dall’aumento del costo della vita alla riduzione degli alloggi destinati all’uso familiare.

Entro la fine di giugno sia le strutture alberghiere sia quelle extra-alberghiere, come i B&B, dovranno comunicare ai comuni di appartenenza i posti letto a disposizione in base all’offerta dichiarata nel 2019 o ad ampliamenti successivi per cui è già stata chiesta l’autorizzazione. Così facendo, a ogni comune verrà assegnata una quota di posti letto, il cui totale dovrebbe raggiungere proprio i 34 milioni di pernottamenti annui. Una soglia oltre la quale, come ribadito dall’amministrazione altoatesina, il benessere degli abitanti e dei turisti cala, provocando nel territorio gli effetti indesiderati del turismo di massa: distruzione degli ecosistemi naturali, inquinamento, progressivo svuotamento dei servizi utili ai cittadini (a favore di attività più “turistiche”) e conseguente fuga dei residenti. «Oltre all’affollamento nelle strade, l’aumento degli alloggi offerti sulle piattaforme come Airbnb è diventato un problema soprattutto nei comuni più grandi perché per gli abitanti è complicato trovare case in affitto o da comprare», ha dichiarato l’assessore provinciale al Turismo Arnold Schuler.

La Provincia autonoma di Bolzano non è nuova a interventi a favore di attività turistiche sostenibili. Braies, una cittadina di 654 abitanti, è interessata dal turismo “mordi e fuggi” per il suo splendido lago alpino. Per preservare il suo fragile equilibrio, il lago è raggiungibile dal 10 luglio al 10 settembre soltanto a piedi, in bici o in autobus, mentre per le auto e le moto è necessario prima prenotare il parcheggio. Tale divieto, a detta dell’amministrazione comunale, permette di limitare l’accesso all’area a non più di 5.500 persone al giorno.

Dal 2014 in poi, il flusso turistico che ha interessato l’Italia è cresciuto [1] in modo costante. Nel 2019, prima della pandemia da Covid, è stato raggiunto un record storico con 436,74 milioni di notti trascorse nel nostro Paese e 131,38 milioni di turisti, divisi tra cittadini italiani e stranieri. Poi la flessione legata alle chiusure governative che nel 2020 ha fatto segnare un pesante -57,6% sul numero degli arrivi totali e -52,3% sul numero di notti trascorse in Italia. Come previsto da diversi studi effettuati nel pieno della pandemia, il freno delle restrizioni ha alimentato il desiderio nei confronti del viaggio, cambiandone anche le abitudini. Nei primi nove mesi del 2022 le presenze negli esercizi extra-alberghieri sono tornate [2] ai livelli pre-pandemici (136 milioni nei primi 9 mesi del 2022 contro i 139 milioni dello stesso periodo del 2019); tuttavia, negli esercizi alberghieri mancano ancora circa 35 milioni di presenze. L’ascesa del settore extra-alberghiero, guidato da colossi come Airbnb, è attualmente al centro del dibattito pubblico, con diversi comuni italiani che hanno chiesto [3] l’intervento del governo per trovare un equilibrio tra l’istinto dell’homo economicus verso il profitto e la tutela allo studio o al lavoro, estendendo “l’esperimento di Venezia” – la quale può fissare [4] un tetto massimo agli alloggi destinati agli affitti turistici – a tutto il territorio nazionale.

[di Salvatore Toscano]