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Washington blocca la vendita di una raffineria, non negli USA ma in Italia

A fine 2022, la raffineria Isab di Priolo, di proprietà della compagnia russa Lukoil, era stata nazionalizzata [1] dal Governo Meloni, assicurando la continuità produttiva degli impianti messa a rischio dalle sanzioni imposte al Cremlino. In attesa di un acquirente, l’impianto dal valore stimato di un miliardo e mezzo di euro è stato affidato a un commissario straordinario, che avrebbe dovuto terminare il proprio mandato a fine marzo. Subito dopo la nazionalizzazione temporanea, la Lukoil annunciò il raggiungimento di un accordo di vendita con G.O.I. Energy Limited, una raffineria cipriota. La cessione definitiva dell’impianto era atteso nelle scorse settimane, previe autorizzazioni delle autorità competenti, tra cui il governo italiano. Poi nessuna notizia, uno stallo la cui ragione viene ora spiegata dalle colonne del Financial Times, secondo cui è stato il governo americano a bloccarne la cessione.

La storica testata finanziaria londinese spiega che la cessione sarebbe stata fermata in seguito alle preoccupazioni espresse dagli Stati Uniti circa il potenziale acquirente e di conseguenza il governo italiano avrebbe chiesto più tempo alle aziende coinvolte per analizzare l’accordo. Un’ingerenza quantomeno curiosa, visto che sull’acquisizione di Lukoil stava trattando (prima dell’accordo raggiunto con G.O.I. Energy) anche un gruppo statunitense, l’American Crossbridge Energy Partners. Nello specifico, gli Stati Uniti avrebbero chiesto all’Italia di assicurarsi che alle spalle dell’acquirente cipriota non ci fosse in realtà il Cremlino. Accuse prontamente rigettate dall’azienda, che ha dichiarato: «gli investitori di G.O.I. Energy sono esclusivamente ciprioti, greci e israeliani».

Nell’ambito della transazione con Lukoil, G.O.I. Energy aveva concordato accordi esclusivi di fornitura a lungo termine con Trafigura, una delle multinazionali più attive nel commercio di petrolio e derivati. «Gli accordi garantiranno una fornitura sicura di petrolio alla raffineria e un’offerta garantita di prodotti raffinati, oltre a sostenere il fabbisogno di capitale circolante della raffineria», recitava il comunicato dell’azienda, che aveva poi aggiunto: «Il nuovo proprietario manterrà i posti di lavoro e garantirà condizioni di salute e sicurezza». Nei prossimi giorni, il governo Meloni dovrebbe sciogliere la riserva, mettendo la parola fine all’ennesima ingerenza [2] statunitense in Italia.

[di Salvatore Toscano]