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La caccia ha ucciso 24 persone in un anno, ma nessuna istituzione chiede interventi speciali

Andrea Papi è morto [1] in Trentino in seguito all’aggressione di un orso. Si tratta della prima vittima da quando gli animali sono stati reintrodotti nell’arco alpino negli anni ‘90. Prontamente le istituzioni locali si sono attivate [2] per far fronte all’”emergenza orsi”, disponendo l’abbattimento di Jj4, l’esemplare che ha ucciso Papi, e di altri due orsi ritenuti pericolosi. Una mobilitazione così rapida e precisa da apparire quasi fuori luogo all’interno del contesto italiano, dove spesso le richieste della cittadinanza finiscono nell’oblio. È il caso di un aspetto legato alla sicurezza nei boschi, proprio come le misure disposte contro gli orsi. Nonostante la pressione mediatica pluriennale da parte di decine di associazioni, non è pervenuto infatti nessun interessamento da parte delle autorità nei confronti dell’emergenza che in un anno ha ucciso 24 persone: la caccia. L’associazione vittime della caccia ha riportato [3] che, durante la stagione venatoria 2021/22, sono morte 24 persone a causa di colpi sparati dalle armi dei cacciatori. Estendendo il periodo considerato fino al 2011, i dati sfondano la soglia delle 200 vittime (233) e 748 feriti.

Il dibattito sulle misure da adottare per far fronte al “pericolo orsi” è giunto a Palazzo Chigi in seguito alla decisione del presidente leghista della provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, di disporre l’abbattimento di JJ4 e altri due orsi ritenuti pericolosi. A Roma, il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin ha «raccomandato prudenza» e «massima collaborazione con i nostri scienziati dell’ISPRA» prima di decidere sugli abbattimenti degli animali. In misura uguale e contraria, la pressione mediatica di diverse associazioni non è riuscita a sfondare il muro di indifferenza delle istituzioni, e a livello locale e a livello statale, nei confronti della caccia. L’associazione vittime della caccia ha stilato il bollettino sui morti della stagione 2021/2022: 90 feriti, di cui 24 mortalmente, equamente divisi tra cacciatori e non cacciatori. Tuttavia, nel dibattito pubblico non si scorgono spiragli per introdurre misure di limitazione o messa in sicurezza dell’attività tanto difesa da quella stessa classe politica che ha acclamato la scelta di Fugatti. La Lega, di cui è esponente il presidente della provincia autonoma di Trento, ha fatto parlare spesso di sé per le posizioni pro-caccia. Nel 2019, fecero scalpore gli emendamenti “sparatutto” presentati al decreto Semplificazione consistenti nell’estensione dell’attività venatoria anche a specie non cacciabili.

[di Salvatore Toscano]