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L’Egitto produce segretamente armi per Mosca: nuove rivelazioni dai documenti USA

Si allarga la fuga di documenti di intelligence del Pentagono diffusi venerdì scorso sui social media e su il dipartimento di Giustizia degli USA ha aperto un’indagine: si tratta, infatti, di una delle violazioni di segretezza più gravi dell’ultimo decennio che sta allarmando l’amministrazione statunitense, colta di sorpresa. Proprio ieri il Washington Post (WP) ha visionato un documento top secret, datato il 17 febbraio, dal quale emerge che il presidente egiziano Abdel Fatah El-Sisi ha ordinato all’industria bellica di produrre fino a 40.000 razzi da inviare alla Russia, raccomandando la segretezza dell’operazione «per evitare problemi con l’Occidente». La notizia è particolarmente rilevante se si pensa che l’Egitto è uno dei più stretti alleati degli Stati Uniti in Medioriente, da cui riceve circa un miliardo all’anno di aiuti nell’ambito della sicurezza. Il documento classificato, precedentemente non segnalato, riassume presunte conversazioni tra al-Sisi e alti funzionari militari egiziani in cui si fa riferimento anche a piani per fornire a Mosca colpi di artiglieria e polvere da sparo.

Le informazioni riservate sono state ottenute dal WP [1] attraverso una serie di immagini di file classificati pubblicati a febbraio e marzo su Discord, un’applicazione dedicata al gioco in rete, e sono parte della più ampia fuga di notizie che da venerdì scorso ha scosso il governo americano, impegnato ad evitare l’accesso in rete di almeno cento documenti che rischiano di compromettere anche i rapporti con gli alleati. Come spiegato in uno specifico approfondimento [2] sulla questione, infatti, dai documenti classificati sono emerse informazioni non solo sulle condizioni dell’esercito ucraino e sui piani militari di Kiev, ma anche sulle attività di spionaggio da parte degli Stati Uniti nei confronti degli alleati: il che ha suscitato non poco imbarazzo e preoccupazione per la Casa Bianca, ora ulteriormente amplificato dalla posizione egiziana. «L’idea che ci sia l’Egitto in questo ruolo è motivo di imbarazzo per gli Stati Uniti», ha affermato Michael Hanna, direttore dei programmi statunitensi presso l’International Crisis Group. Inoltre, il documento cita la richiesta di al-Sisi a Mohamed Salah al-Din, ministro per la Produzione militare, di specificare ai produttori che la partita di forniture era destinata all’esercito egiziano. Il ministro avrebbe risposto dando «ordini di lavorare su turni se necessario, il minimo che l’Egitto potesse fare per ripagare la Russia» per un aiuto non specificato in precedenza.

In merito a domande sull’autenticità del documento e delle conversazioni in esso contenute, il portavoce del ministero degli Esteri egiziano ha spostato l’attenzione sulla presunta neutralità del Cairo, spiegando che «la posizione dell’Egitto fin dall’inizio si basa sul non coinvolgimento in questa crisi e sull’impegno a mantenere la stessa distanza con entrambe le parti, pur affermando il sostegno dell’Egitto alla carta delle Nazioni Unite e al diritto internazionale nelle risoluzioni dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Continuiamo a sollecitare entrambe le parti a cessare le ostilità e raggiungere una soluzione politica attraverso i negoziati».

Da parte sua, l’amministrazione americana ha dichiarato di non essere «a conoscenza di nessuna esecuzione di quel piano», probabilmente anche per togliersi dall’imbarazzo diplomatico. John Kirby, invece, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, non ha voluto commentare il contenuto del documento trapelato, ma ha affermato che l’Egitto rimane un «partner di sicurezza significativo» per gli Stati Uniti, aggiungendo anche che «Non abbiamo visto alcuna indicazione che l’Egitto stia fornendo armi letali alla Russia». In attesa di capire meglio l’autenticità di quanto emerso dai documenti, si può constatare che l’Egitto è diventato sempre più insoddisfatto delle sue relazioni con gli Stati Uniti, come riporta lo stesso WP. Secondo il direttore del Programma per il Medio Oriente presso il Center for Strategic e studi internazionali, Jon Alterman, infatti, «Il Cairo ritiene che la sua posizione sia indebolita se diventa troppo dipendente dagli Stati Uniti e ha cercato di utilizzare il suo rapporto di lunga data con la Russia come un modo per esercitare influenza». Potrebbe, dunque, risiedere in queste circostanze la causa che ha spinto presumibilmente l’Egitto a sostenere lo sforzo bellico russo. In ogni caso, ciò che emerge è che la solidità delle alleanze americane in Medioriente è tutt’altro che scontata e che ora, in seguito all’emergere di azioni di spionaggio degli USA verso gli alleati, anche le relazioni con i Paesi considerati “amici” potrebbero essere compromesse.

[di Giorgia Audiello]