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Gli studenti italiani chiedono aiuto: “vogliamo uno psicologo in ogni scuola”

Unione degli universitari (Udu) e Rete degli studenti medi hanno presentato alla Camera dei Deputati un disegno di legge per istituire presidi psicologici in tutte le scuole e università. Tale richiesta si inserisce nella più ampia mobilitazione a tutela della salute mentale portata avanti dagli studenti. A Bologna [1], ad esempio, la nuova ondata di proteste e occupazioni è stata all’insegna del “fortissimo disagio psicologico che si avverte tra le mura scolastiche”. Secondo l’indagine Chiedimi come sto [2], effettuata su un campione di 30mila studenti, il 91% degli alunni delle superiori e delle università vorrebbe il supporto di esperti negli istituti. Il sondaggio rivela poi dei dati allarmanti sul disagio dei giovani italiani, acuitosi durante le restrizioni pandemiche. «Il sentimento più provato durante il periodo pandemico è stata la noia per il 76% dei rispondenti; emergono anche l’ansia al 59% e il senso di solitudine al 57%. Il 28% del campione è stato interessato da disturbi alimentari, mentre il 14,5% ha avuto esperienze di autolesionismo». Gli studenti partono dal disagio provato durante la pandemia per chiedere un supporto costante e di qualità, a tutela della non più trascurabile salute mentale. La denuncia si rivolge, dunque, anche a un sistema scolastico [3] giudicato “sbagliato e troppo incentrato sulla competizione” .

Nell’autunno del 2020, il Ministero dell’Istruzione sottoscrisse un protocollo d’intesa con l’Ordine degli Psicologi per rimediare ai disagi legati alle restrizioni pandemiche. In pochi mesi, il 70% degli istituti scolastici si ritrovò dotato di uno sportello psicologico: 5.662 su 8183 scuole, secondo i dati MIUR. Il governo Meloni ha deciso di non rifinanziare la misura, puntando invece sulla nuova figura del “docente tutor”, che grazie a un corso sprint di 20 ore sarà in grado di rimpiazzare il lavoro dello psicologo, almeno secondo gli auspici dell’esecutivo. «L’apprendimento va di pari passo col fatto di stare bene», ricorda il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi (CNOP) David Lazzari, aggiungendo: «visto il successo dello sportello psicologico durante il covid, poteva essere l’occasione buona per scrivere una legge quadro che istituisse una volta per tutte la figura dello psicologo scolastico, inteso non come un servizio a gettone ma come una presenza fissa, parte del personale di ciascun istituto». La proposta presentata dagli studenti ha un costo stimato di 100 milioni di euro, il minimo per garantire un servizio di base ed evitare discriminazioni «fra ricchi e poveri, con le scuole delle aree più benestanti che si pagano il servizio con il contributo delle famiglie e le altre che restano a secco», conclude Lazzari.

Dall’inizio dell’anno scolastico ad oggi, 56 studenti hanno abbandonato il liceo classico Berchet di Milano, considerato l’eccellenza in termini didattici, per trasferirsi in altri istituti. Il dato, già di per sé considerevole, è accompagnato da altri segnali allarmanti. Un sondaggio condotto dagli studenti del liceo ha rivelato infatti una situazione di stress e ansia diffusi. All’indagine hanno partecipato in 533, più della metà dei 906 iscritti totali. La maggior parte ha affermato di soffrire di stress e ansia, mentre il 53% sente una forte pressione da parte degli insegnanti e il 57% non riesce ad essere sereno durante le prove scritte e orali. In quello che sembra essere il risveglio del sentimento di appartenenza e cooperazione tra gli studenti, l’esodo dal liceo Berchet è destinato a diventare un simbolo. La risposta non a un’eccezione ma alla sintesi di un sistema scolastico che, plasmato sul modello aziendale, insegue di continuò la produttività, premia il merito e si dimentica del benessere degli studenti. 

[di Salvatore Toscano]