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Scuole superiori: da Bologna inizia una nuova ondata di occupazioni

A Bologna la protesta nelle scuole superiori si allarga e i collettivi occupano. All’IPSAS Aldrovandi Rubbiani, occupato una decina di giorni fa, si sono aggiunti i licei Minghetti, Sabin e Copernico. Diverse iniziative di autogestione e affini sono poi in programma all’IIS Aldini Valeriani e nei licei Laura Bassi, Righi e Galvani. L’interruzione delle lezioni ha come obiettivo il “voler denunciare un modello di istruzione che ci distrugge e che ci fa percepire la scuola come una vera e propria gabbia”, scrivono i collettivi. Lo strappo non è totale con i presidi e gli insegnanti, vista la mediazione previa e l’auspicio di una collaborazione successiva al periodo di occupazione. «Prenderemo atto del loro disagio» ha dichiarato la preside del liceo Copernico Fernanda Vaccari, aggiungendo che «molto già facciamo, ad esempio abbiamo aumentato le ore dello psicologo».

“Il fortissimo disagio psicologico che si avverte tra le mura scolastiche” è l’oggetto della mobilitazione che sta interessando centinaia di studenti a Bologna. Le occupazioni non vogliono rappresentare uno strappo totale ma un punto di ripartenza comune a studenti, professori e dirigenti. «Siamo convinti che le motivazioni possano essere condivise, almeno in buona parte, anche da voi docenti. Per questo auspichiamo che ciò possa creare al di là di fisiologiche differenze di vedute un senso di collaborazione e solidarietà con gli studenti occupanti», scrive il collettivo del liceo Copernico, aggiungendo che qualsiasi attività estemporanea extra programmi, come l’organizzazione di «momenti di confronto sui temi che più ci stanno a cuore», sarà ben accetta.

L’importanza della salute mentale all’interno delle scuole è entrata di prepotenza all’interno del dibattito pubblico. La discussione parte dal basso  e non incontra una risposta adeguata da parte delle istituzioni centrali, che lo scorso ottobre hanno lanciato un messaggio chiaro istituendo il ministero dell’”Istruzione e del Merito”. Non crescita o conoscenza ma merito. Un termine chiaro, che pone in rilievo la corsa individualistica al conseguimento di un titolo piuttosto che la valorizzazione del percorso. Una corsa che spesso genera frustrazione e malessere, piantando un seme pericoloso: l’idea del fallimento totale come conseguenza della perdita di terreno nei confronti dello spietato sistema [1] dell’istruzione dell’eccellenza.

[di Salvatore Toscano]