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Siccità: i fiumi e i laghi italiani sono a secco come in estate

Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, già caratterizzato da siccità, a Torino il livello del fiume Po è più basso del 46%. L’Osservatorio dell’ANBI sulle risorse idriche dice che la portata del Po, il maggior fiume in Italia con i suoi 650 km di estensione, è in calo anche a Piacenza, Cremona e in provincia di Reggio Emilia, e che il record negativo potrebbe essere toccato nelle prossime settimane anche a Mantova. E alla lista continueranno ad aggiungersi moltissime altre città, per un semplice motivo: non piove.

Il Nord Italia è a secco, e la situazione peggiore, secondo l’ANBI (almeno nelle prime settimane del 2023) si registra proprio in Piemonte. A febbraio 7 comuni della Regione sono stati costretti a dissetare i propri cittadini con l’ausilio delle autobotti [1], e altre 70 amministrazioni locali sono già in preallarme. «È la conferma che la crisi idrica sta iniziando a pregiudicare anche l’uso potabile, in un sostanziale disinteresse collettivo», dice [2] Massimo Gargano, Direttore Generale dell’ANBI.

Oltre alla scarsità d’acqua, sulle Alpi non c’è neppure neve. Questa, che alimenta le acque dei fiumi, si è praticamente dimezzata (-54% in meno in Piemonte e in Lombardia). Senza lo scioglimento delle nevi all’appello mancano circa 4 miliardi di metri cubi d’acqua. Un grosso guaio considerando che il fiume Po si alimenta per il 60% proprio dalla neve caduta in montagna.

 

Praticamente siamo nella stessa situazione di un anno fa, ma con 12 mesi in più di siccità già sulle spalle – da cui pare non abbiamo imparato granché – e con un inverno che a conti fatti sta ormai per volgere al termine. Una condizione, quella attuale, che avrà sicuramente grosse ripercussioni anche sulle stagioni che verranno. Lo abbiamo già visto nel 2022, quando la mancanza d’acqua ha causato problemi all’agricoltura – secondo Coldiretti sono stati persi almeno 6 miliardi di euro nei raccolti -, e più in generale a tutti gli ecosistemi. Sulla base delle previsioni di semina, il 2023 non andrà meglio: verranno coltivati quasi 8mila ettari di riso in meno [7], per un totale di ‘appena’ 211mila ettari. Cifre mai registrate negli ultimi trent’anni.

Con la penuria idrica ci fanno i conti anche i laghi. Quello Maggiore è al 39% del suo normale riempimento, il lago di Como al 20% e il lago di Garda al 35% (una percentuale tra le più basse di sempre). Tant’è che, a proposito di quest’ultimo, si è verificata una situazione piuttosto particolare. L’Isola di San Biagio, che sorge proprio sul lago di Garda, è in questi giorni raggiungibile a piedi da Manerba del Garda per via dell’istmo (una specie di passerella di terra) riaffiorato a causa della siccità.

 

La verità è che, a questo punto, avremmo dovuto avere una preparazione diversa e mostrarci pronti a intervenire con piani strutturali ben precisi. La siccità non è una novità. Sì, i progetti ci sono – il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede di impiegare 3,2 miliardi di euro per realizzare 10mila bacini idrici entro il 2030 – ma al momento sono pochi e incompleti. Intanto anche per le prossime settimane nel Nord Italia non sono previste grosse precipitazioni.

In generale, secondo l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), il valore annuo medio di risorsa idrica disponibile per l’ultimo trentennio 1991– 2020 si è ridotto del 19% rispetto a quello relativo al trentennio 1921–1950, stimato dalla Conferenza Nazionale delle Acque tenutasi nel 1971 e che rappresenta il valore di riferimento storico. Condizioni che non sembrano mostrare margini di miglioramento.

[di Gloria Ferrari]