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La Svezia avvia la campagna di abbattimento dei lupi, tra le proteste dei cittadini

In Svezia ha appena avuto inizio il maggiore abbattimento di lupi degli ultimi decenni allo scopo di ridurre la loro presenza nel Paese. Una misura chiesta a gran voce dagli allevatori di bestiame ma contrastata con forza dalla maggioranza della popolazione, che non ritiene giusto uccidere lupi selvatici per tutelare gli investimenti economici degli allevatori. I cacciatori sono stati autorizzati a sopprimere un massimo di 75 lupi su una popolazione complessiva di 460.

La decisione del governo svedese ha preso forma a nemmeno un mese dalla fine della COP15 [1] (Conferenza delle Nazioni Unite sulla Biodiversità) durante la quale i leader mondiali si sono impegnati per il raggiungimento di un accordo storico volto a ridurre le minacce alle specie viventi. Poco prima della COP15 invece, il Parlamento europeo ha approvato [2]una risoluzione per diminuire lo status di protezione legale per i grandi carnivori. Eppure gli animali che ora incutono tanto timore hanno rischiato l’estinzione nel passato e l’attuale “allarme lupi” che si sta diffondendo metterà nuovamente a rischio la vita di innumerevoli esemplari.

Dall’Associazione dei cacciatori svedesi si parla di un atto di fondamentale importanza in quanto la crescita dei branchi, dicono, è molto preoccupante. Un’opinione opposta giunge invece dall’indignazione di attivisti e associazioni, che hanno ribattuto sottolineando come il numero di animali in Svezia sia ben più basso rispetto ad altri paesi. In Italia per esempio, ce ne sono circa 3.300 (dall’ultimo censimento della primavera del 2021). E infatti, anche nello Stivale, non manca chi – specie gli allevatori – guarda con favore e voglia di emulazione alle misure svedesi.

I lupi per molto tempo sono stati considerati come specie in via d’estinzione; in Italia nel 1970 ne esistevano solo un centinaio e ora è possibile affermare che gli animali siano fuori pericolo. In tutta Europa si contano circa 18.000 esemplari, che gli etologi hanno suddiviso in 9 areali (Scandinavia, Karelia, Baltico, Centro Europa, Carpazi, Balcani, Appennini, Alpi, Penisola Iberica nord-occidentale). L’espansione dei lupi è stata favorita anche dalla protezione messa in atto quando considerati a rischio e quindi identificati come specie protetta. La ricostruzione dell’habitat, la reintroduzione degli animali di cui i predatori si cibano e la caratteristica della dispersione tipica dei branchi, hanno portato al numero attuale che però viene interpretato come “fuori controllo”. Molte le lamentele degli allevatori che denunciano gli attacchi dei predatori, ed ecco come il Parlamento europeo abbia approvato lo scorso novembre, con 306 voti favorevoli, 225 contrari e 25 astensioni la già citata risoluzione. L’obiettivo principale è proteggere le persone e gli animali da allevamento, non cancellando totalmente i dettami della Convenzione di Berna e della Convenzione per la conservazione della vita selvatica e dei suoi biotopi in Europa, elaborata nel 1979 e recepita in Italia con la legge n. 503 del 1981.

Proprio grazie all’azione dei 30 componenti del Comitato permanente della Convenzione di Berna, è stato possibile scongiurare il peggio e vietare gli abbattimenti indisturbati degli animali. Con soli 6 voti contrari, è stato deciso di non abbassare lo stato di protezione dei lupi ma comunque alcuni stessi eurodeputati specchio delle idee estremiste di alcuni agricoltori e cacciatori spingono purché si opti per simil stermini, proprio come sta accadendo in Svezia. Appare infatti più semplice uccidere i lupi che ammettere i problemi [3]e le discordanze che caratterizzano [4] l’allevamento intensivo, come ha fatto ben notare Sabien Leemans, dell’Ufficio per le Politiche Europee del WWF.

La preoccupante diffusione della credenza che i lupi siano il problema non permette di considerare soluzioni esistenti e che, invece, consentirebbero una pacifica convivenza tra gli animali e l’uomo senza che essi compromettano alcuna attività antropica. Esistono infatti misure preventive, come sottolineano diverse associazioni come LAV e WWF, che però non vengono applicate. Eppure sarebbero efficaci. Si tratta di, per esempio, recinzioni elettriche o cani da guardia: sistemi di prevenzione delle predazioni ben più efficaci delle uccisioni dei lupi che in realtà non hanno impatti significativi sulle predazioni. Certo è che le misure preventive devono essere correttamente utilizzate per portare la pace tra predatori ed esseri umani. Sorge allora spontaneo chiedersi come mai si opti facilmente per soluzioni tanto cruente quando basterebbe mettere in atto, con attenzione e serietà, misure già esistenti che risolverebbero efficacemente l’osannato “problema dei lupi” senza spargimenti di sangue.

[di Francesca Naima]