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Le ultime rivelazioni sul gasdotto Nord Stream svelano le bufale del mainstream

«Dopo mesi di indagini, numerosi funzionari affermano in privato che la Russia potrebbe non essere responsabile degli attacchi ai gasdotti Nord Stream». In un lungo articolo, il Washington Post [1] spiega che non ci sono prove che la Russia sia in qualche modo coinvolta nelle esplosioni ai gasdotti Nord Stream1 e 2. «A questo punto non ci sono prove che la Russia sia dietro al sabotaggio», ha dichiarato un funzionario europeo interpellato dal quotidiano statunitense, aggiungendosi alle valutazioni di 23 funzionari diplomatici e dell’intelligence di nove Paesi intervistati nelle ultime settimane. Secondo la ricostruzione del Washington Post, «alcuni si sono spinti fino a dire che non pensano che la Russia sia responsabile».

Dal Cremlino è arrivata la reazione di Putin che giovedì, in conferenza stampa, ha rimarcato che il danneggiamento ai gasdotti «è un atto di terrorismo di Stato», aggiungendo che «chi è interessato al fatto che la fornitura di gas russo all’Europa passasse solo attraverso l’Ucraina, ha fatto saltare tutto».

Dopo le esplosioni, in maniera avventata, Zelensky aveva puntato il dito contro il Cremlino, definendolo un «attacco terroristico pianificato dalla Russia e un atto di aggressione nei confronti dell’Unione Europea», mentre le intelligence di alcuni Paesi UE avevano diffuso la notizia della presenza, qualche giorno prima, di alcune navi russe nella zona dei danneggiamenti [2].

Il ministero della Difesa russa, in un rimpallo di responsabilità, aveva respinto l’accusa e aveva incolpato pubblicamente la Royal Navy britannica di aver partecipato alla preparazione e attuazione del sabotaggio.

La stampa internazionale ha individuato da subito il “suo” colpevole: Putin. Per settimane ha insinuato che la responsabilità delle perdite dai due gasdotti Nord Stream fosse russa, sebbene tale pista fosse poco logica e semplicistica e a giovare dell’attacco [3] fossero semmai altri Paesi (Polonia, Norvegia, Danimarca, Gran Bretagna e Stati Uniti).

Secondo fonti britanniche citate dal Times, lo scenario più probabile era che la Russia avesse lanciato un drone subacqueo con una carica esplosiva verso due diverse zone. Così per Sky Tg24 [4], riprendendo un articolo di Spiegel, «i sospetti  puntano verso la Russia», mentre Fanpage [5] abbracciava la teoria avanzata degli esperti del The Guardian [6], secondo cui «potrebbero essere stati i robot [russi] di manutenzione che operano all’interno della struttura del gasdotto durante lavori di riparazione». Ancora meno diplomatico Formiche.net [7]: «Difficile non pensare a un atto ostile, come riscontrano diversi leader europei, mentre dietro agli eventi si intravvede la possibile trama di Putin».

La fatidica domanda cui prodest? non è stata presa in considerazione dai media di massa, concentrati nella consueta demonizzazione del nemico dell’Occidente. Non è stata nemmeno adottata la prudenza nel raccontare quello che è successo: per l’informazione italiana sarebbero stati i russi, a priori, a colpire il gasdotto, sebbene l’attentato sia stato compiuto in un mare controllato dalle forze Nato [8], sul quale incrociano navi dell’Alleanza atlantica.

Il Washignton Post ora dimostra che la stampa avrebbe dovuto mostrare più cautela nell’accusare Mosca. Anche perché, tra gli indiziati, ci sono anche gli Stati Uniti [9]: Washington non ha mai fatto mistero della sua contrarietà al gasdotto Nord Stream 2 e per diversi anni si è opposta alla realizzazione del progetto, con lo scopo di impedire il vincolo tra Russia ed Europa.

Il 23 marzo 2021 il neosegretario di Stato USA Blinken, in una conferenza stampa insieme al segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, dichiarava: «Il Nord Stream 2 è una pessima idea sia per l’Europa che per gli Stati Uniti» per poi aggiungere in maniera sibillina: «Il progetto è in contraddizione con gli obiettivi di sicurezza energetica dell’Unione europea».

Diversi analisti hanno ricordato una risposta del presidente Joe Biden [10] che, in una conferenza stampa del 7 febbraio, alla presenza del cancelliere Scholz, aveva minacciato Mosca di ripercussioni: «Se la Russia invade, non ci sarà più un Nord Stream 2. Vi porremo fine. Vi assicuro, saremo in grado di farlo». Biden faceva eco alle dichiarazioni del sottosegretario di Stato Victoria Nuland [11] che, una decina di giorni prima, aveva avvertito il Cremlino: «Se la Russia invade l’Ucraina, in un modo o nell’altro Nord Stream 2 non andrà avanti». E così è stato.

[di Enrica Perucchietti]