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Tangentopoli europea: i soldi dal Qatar sarebbero solo la punta dell’iceberg

Dopo che vi avevamo già parlato [1] degli arresti [2] a carico della Vice-Presidente del Parlamento europeo, Eva Kaili, e del suo compagno Francesco Giorgi, così come di Antonio Panzeri, ex eurodeputato del Pd e di Articolo 1 del gruppo europeo Socialisti e Democratici (S&D) e del direttore della ong No Peace Without Justice, Nicolò Figà-Talamanca, torniamo a parlare dello scandalo denominato Qatargate. Infatti, da come apparso fin da subito, la questione è destinata ad allargarsi e ciò che è successo fin oggi potrebbe quindi essere soltanto la punto di un iceberg. Mentre si allarga la rete delle persone coinvolte, iniziano ad aggiungersi anche altri attori statali per uno scandalo che va ben al di là del Qatar, che anzi forse non sarebbe nemmeno il Paese estero maggiormente coinvolto nel giro di tangenti.

Più volte la deputata europea Manon Aubry, del gruppo della sinistra radicale (GUE/NGL) aveva chiesto all’Assemblea di adottare una risoluzione di condanna nei confronti del Qatar. Oltre ad allargarsi ad un maggior numero di persone, l’inchiesta apre ora verso scenari che coinvolgono altri paesi, come il Marocco. Francesco Giorgi, ex assistente di Panzeri e oggi nell’ufficio dell’europarlamentare Andrea Cozzolino (Pd), nonché compagno della Vice-Presidente Eva Kaili, ha confessato [3] circa l’esistenza di una ancora non meglio descritta organizzazione capeggiata da Pier Antonio Panzeri e che il suo ruolo in essa era quella di gestire il denaro. Durante la sua confessione, Giorgi ha spiegato che i soldi per interferire negli affari europei non arrivano solo dal Qatar ma anche dal Marocco.

Dalle indagini risulta che anche il Marocco [4], attraverso il suo servizio di intelligence estero DGED (Direction générale des études et de la documentation), sarebbe coinvolto in questo dossier di corruzione. Secondo i documenti, Panzeri, Cozzolino e Giorgi erano in contatto con il DGED e con Abderrahim Atmoun, ambasciatore del Marocco in Polonia. Con la mediazione del funzionario politico marocchino, incontri, colloqui e cene venivano imbastiti tra i tre italiani e i massimi funzionari dei servizi segreti di Rabat, come Belarace Mohammed, ufficiale della DGED, e Mansor Yassin, direttore generale di DGED. Panzeri, Cozzolino e Giorgi hanno ricevuto pagamenti attraverso i conti della ONG Fight Impunity, anche in contanti, o con un “regalo”.

Ciò che è emerso da quanto riportato dal quotidiano Le Soir e il settimanale Knack, dipinge uno scenario di “guerra” tra spie, con il sospetto, ventilato dagli stessi qatarini, che via sia il coinvolgimento dei servizi segreti degli Emirati Arabi Uniti – che hanno respinto le accuse – nel disvelare la rete di corruzione. Proprio grazie alla perquisizione dei servizi segreti belgi nella casa di Antonio Panzeri, trovandovi 700mila euro in contanti, a quel punto, lo scorso 12 luglio, il fascicolo è stato desecretato ed è passato alla magistratura. I fiumi di banconote sequestrate a Bruxelles sarebbero serviti per la distribuzione ad altri eurodeputati appartenenti al gruppo dei Socialisti e Democratici (S&D).

Il Marocco avrebbe interferito con la politica europea per interesse nel settore della pesca e soprattutto in relazione alla questione del Sahara occidentale e del popolo sahrawi, quindi sul fronte dei diritti umani e dell’autodeterminazione dei popoli. Per quanto concerne invece il Qatar le mire sarebbero state ancora più vaste: prima il dossier relativo ai mondiali di calcio e la violazione dei diritti umani, un maggiore radicamento in vari settori del mercato europeo e una politica di liberalizzazione dei visti (che era in discussione) con l’UE.

Intanto, all’Europarlamento è stata presentata una risoluzione redatta da tutti i principali gruppi per “sospendere tutti i lavori sui fascicoli legislativi relativi al Qatar, in particolare per quanto riguarda la liberalizzazione dei visti e tutte le visite programmate, fino a quando le accuse non saranno state confermate o respinte”. Il voto in plenaria è previsto per oggi, 15 novembre.

L’Unione Europea subisce un grave colpo alle proprie istituzioni democratiche proprio mentre infuria la guerra in Ucraina ove risulta, con la NATO, coinvolta dalle retrovie e le cui azioni stanno producendo effetti catastrofici in ambito economico-sociale e per cui mette a rischio la propria tenuta politica, economica e sociale. Al contempo, il Qatar, che aveva militarizzato [5] l’edizione del mondiale di calcio, col timore che potesse essere una vetrina succulenta e su cui si giocavano anche interessi geostrategici, viene colpito al fianco e forse dove non se lo aspettava. A questo punto ci chiediamo quanto sia realmente vasta la corruzione nelle istituzioni europee e quale, e da chi, influenza indebita venga esercita sui politici dell’Unione Europea.

[di Michele Manfrin]