- L'INDIPENDENTE - https://www.lindipendente.online -

L’UE si dice pronta al trasferimento dei dati europei negli USA

Una delle diatribe che più tormenta la gestione dei dati digitali è quella che vede le informazioni dei cittadini europei finire sui server delle aziende a stelle e strisce. Se non altro perché quegli archivi digitali possono poi essere ben scandagliati dall’intelligence statunitense. L’incompatibilità tra le tutele della privacy dei due continenti alleati ha portato negli anni alla formalizzazione di due differenti accordi normativi e commerciali che sono stati ambo annullati dalla Corte europea di giustizia, tuttavia ora l’Unione Europea si dice pronta a lanciarsi in un terzo e definitivo tentativo.

Lo scorso marzo, il Presidente USA Joe Biden e la Presidente UE Ursula von der Leyen avevano già anticipato un accordo di principio utile a tenere vivo il flusso transatlantico dei dati, quindi, a ottobre, la Casa Bianca aveva annunciato la pubblicazione di un ordine esecutivo che prometteva di risolvere ogni incompatibilità rimasta in sospeso. Ieri, martedì 13 dicembre 2022, la Commissione si è detta soddisfatta [1]dei passi intrapresi dall’Amministrazione Biden e ha inoltrato una bozza del nuovo accordo agli Stati Membri e allo European Data Protection Board (EDPB), organo di vigilanza indipendente che dovrà ora esprimere la sua opinione in merito.

Gli interessi economici e politici in ballo sono considerevoli, ma non è detto che l’EDPB si senta obbligato a fornire un’opinione favorevole, tutt’altro. Il sopracitato ordine esecutivo, l’Executive Order 14086, è stato visto da diversi attivisti per la privacy come un’evoluzione tutto sommato contenuta, utile a offrire maggiori tutele ai cittadini americani, ma incapace di soddisfare alcuni dei requisiti fondamentali che sarebbero necessari in questo genere di accordi, primo tra tutti la proporzionalità della sorveglianza imposta al popolo UE. A esacerbare la situazione sussiste il fatto che il giudizio che verrà espresso da EDPB e dai singoli legislatori non sarà vincolante, quindi la Commissione europea potrà virtualmente approvare i carteggi a prescindere dal punto di vista delle istituzioni dedicate.

Max Schrems, avvocato ed attivista da sempre in prima linea per combattere questo genere di abusi, prospetta un panorama discretamente cupo, ovvero teorizza che l’Unione Europea possa decidere di firmare delle carte incompatibili con la legge, con il risultato che a tempo debito la Corte di Giustizia finirà nuovamente con l’intervenire per annullare quanto fatto. “Sembra che la Commissione europea si limiti a emettere a oltranza delle decisioni affini nonostante siano in aperta violazione dei nostri diritti fondamentali”, ha lamentato [2] l’uomo attraverso la ONG Noyb. 

Confidiamo che, anche alla luce dello scandalo Qatargate [3], le istituzioni sapranno tenere in maggiore considerazione le eventuali obiezioni mosse dall’EDPB al fine di dar forma a un accordo che sappia anteporre le tutele dei cittadini alla felicità di aziende e 007 stranieri. In caso contrario si concretizzerà un terzo tempo di valzer dal sapore oltraggioso: verrà siglato un accordo disonesto che offrirà qualche anno di respiro a UE e USA, il sistema legislativo deciderà di intervenire e sarà fatta tabula rasa. «La follia è compiere le stesse azioni più e più volte aspettandosi risultati diversi», aveva spiegato nell’ottobre del 1981 un partecipante alle riunioni di Al-Anon a un giornalista di Knoxville. Difficile dargli torto.

[di Walter Ferri]