- L'INDIPENDENTE - https://www.lindipendente.online -

Migranti, Grecia, Malta e Cipro con l’Italia: parte la lettera a Bruxelles

I ministri dell’Interno di Malta, Grecia e Cipro, insieme all’Italia, hanno scritto una lettera indirizzata alla Commissione europea per esprimere il proprio rammarico per il mancato rispetto degli accordi europei di redistribuzione dei migranti tra i Paesi membri. La mossa segue la disputa [1] che ha avuto luogo tra Italia e Francia la scorsa settimana riguardo lo sbarco di alcune centinaia di migranti, che ha portato a uno strappo diplomatico tra i due Paesi e ha richiesto l’intervento di Bruxelles, che fisserà (con ogni probabilità già la prossima settimana) un vertice con i ministri dell’Interno dei Paesi membri per discutere della questione migratoria.

I quattro Paesi firmatari della lettera [2] costituiscono, per la propria posizione geografica, un naturale punto di primo approdo per tutti quei migranti che, partiti dal nord dell’Africa, sperano di poter fare ingresso in Europa (si tira indietro [3] la Spagna, la quale ritiene che in questo modo verrebbe premiato “chi non rispetta gli obblighi del diritto internazionale”). Proprio per alleviare la pressione su questi Paesi sono stati siglati una serie di accordi internazionali, che prevedono la collaborazione tra gli Stati europei mediante un’equa ricollocazione dei richiedenti asilo. Tuttavia, lamentano i ministri nella missiva, il meccanismo è “lento” e farraginoso, motivo per il quale solamente “una frazione molto esigua di arrivi irregolari” viene redistribuita tra gli altri Paesi europei. Viene quindi ribadita “la necessità di sviluppare una nuova politica europea in materia di migrazione e asilo, realmente ispirata ai principi di solidarietà e responsabilità, e che sia equamente condivisa tra tutti gli Stati membri”. La mancata collaborazione degli altri Stati europei, dichiarano, costituisce un fatto “increscioso e deludente”, dal momento che “i nostri Paesi devono affrontare sempre più frequentemente una pressione migratoria che sta mettendo a dura prova il nostro sistema di asilo e di accoglienza”.  Non manca anche un attacco alle navi delle ONG, in quanto “Non possiamo sottoscrivere l’idea che i Paesi di primo ingresso siano gli unici punti di sbarco europei possibili per gli immigrati illegali, soprattutto quando ciò avviene in modo non coordinato sulla base di una scelta fatta da navi private, che agiscono in totale autonomia rispetto alle autorità statali competenti”. La richiesta è quindi che “ogni Stato” eserciti “la giurisdizione e il controllo” sulle navi battenti la propria bandiera e che sia rivista l’attività delle navi delle ONG affinché questa sia coordinata e realizzata “nel rispetto delle convenzioni” internazionali.

Riguardo tutte le questioni elencate viene chiesta una “discussione seria”, che Bruxelles potrebbe fissare già per la prossima settimana. Di certo vi è il fatto che la legislazione europea è estremamente confusionaria [4], permettendo agli Stati di prendere decisioni guidate più dalla volontà politica che dagli obblighi legislativi internazionali. Intanto, in un’intervista rilasciata a Le Parisien, la ministra degli Esteri francese Catherine Colonna sottolinea come «L’Italia non rispetta né il diritto internazionale né quello marittimo», mettendo in atto dei «metodi inaccettabili» di gestione del fenomeno migratorio. Il quale si configura sempre più come una disputa squisitamente politica, giocata sulla pelle degli esseri umani.

[di Valeria Casolaro]