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Scontro tra Italia e Francia sulla questione migranti: Parigi prova a isolare Roma

La tensione diplomatica tra Italia e Francia è salita a livelli che non si ricordavano da tempo a causa della “linea dura” sui migranti adottata dal governo di Roma che ha provocato gli attacchi dei vicini d’oltralpe: a innescare gli attriti con Parigi è stata la questione della nave Ocean Viking della Ong Sos Méditerranée con a bordo 230 migranti, rimasta per giorni a largo del porto di Catania per via del divieto del Viminale di far attraccare la nave nel porto siciliano. Il governo francese ha accusato l’Italia di non rispettare le regole del diritto internazionale e di essere priva di umanità. Secondo alcune fonti, il presidente francese Emmanuel Macron avrebbe detto ai suoi fedelissimi che «Giorgia Meloni si è comportata male» e che si tratta dell’apertura di una «grave crisi» che sarà difficile ricucire. Infine, dopo un aspro braccio di ferro tra i due governi, Parigi ha accettato di fare attraccare «in via eccezionale» la Ocean Viking nel porto di Tolone, dove i passeggeri sono sbarcati questa mattina, non però senza minacciare di mettere in atto ritorsioni nei confronti di Roma.

Inizialmente, la Francia si era resa disponibile ad accogliere una parte dei migranti una volta sbarcati in Italia, ma di fronte alla fermezza di Roma di non fare entrare la nave sono cominciati gli attriti. Il ministro degli Interni francese, Gérald Darmanin, ha parlato [1] di «scelta incomprensibile» e «inaccettabile» dell’Italia, accusandola di «mancanza di umanità e professionalità», toni eccezionalmente duri in ambito diplomatico. Il ministro francese ha fatto leva [2] sulle regole del diritto internazionale, spiegando che «Il diritto internazionale è molto chiaro: quando una nave con naufraghi a bordo chiede di accostare, spetta al porto sicuro più vicino accoglierla, in questo caso in Italia», aggiungendo di avere assicurato al suo omologo – Matteo Piantedosi – che Parigi si sarebbe poi fatta carico di una parte delle donne e dei bambini a bordo. Pronta la replica della premier italiana Giorgia Meloni, la quale ha asserito che il governo italiano «rispetta tutte le convenzioni» e che «a bordo di queste navi non ci sono naufraghi ma migranti: le persone sono salite a bordo in acque internazionali trasbordando da altre unità navali di collegamento e la nave che li ha presi in carico è attrezzata ed equipaggiata per ospitarli e provvedere a tutte le loro esigenze di accoglienza».

In seguito all’intransigenza del governo italiano, la Francia – seppure contrariata – ha preso in considerazione all’inizio di questa settimana l’ipotesi di accogliere nel porto di Marsiglia la nave, senza dare ancora conferma ufficiale. La situazione è precipitata quando, in assenza di dichiarazioni ufficiali, Palazzo Chigi ha dato l’accordo come già concluso, attraverso un comunicato: «Esprimiamo il nostro sentito apprezzamento per la decisione della Francia di condividere la responsabilità dell’emergenza migratoria, fino ad oggi rimasta sulle spalle dell’Italia e di pochi altri stati del Mediterraneo, aprendo i porti alla nave Ocean Viking». Parole che hanno provocato il forte risentimento di Parigi che, infine, ha deciso di accogliere la nave, non senza averla lasciata vagare a lungo nel Mediterraneo, non avendo indicazioni certe sul porto a cui approdare dopo aver chiesto aiuto all’Eliseo che ha optato poi per il porto militare di Tolone. Il cambio [3] di rotta della Francia non è dovuto solo alla pressione del governo italiano, ma anche a questioni e attriti politici interni. Il governo di Macron, infatti, ha voluto dimostrare di distinguersi dalle posizioni, considerate “razziste”, di uno dei principali partiti di opposizione, il Rassemblement national, cercando così di smontare le accuse di ipocrisia che vengono mosse al presidente francese sulla questione migratoria.

Parigi ha deciso, dunque, di fare un gesto “umanitario”, nonostante si dica convinta che non spetti alla Francia accogliere la nave e mostrando quindi tutto il disappunto verso il governo di Roma che si è subito tradotto in azioni di ritorsione: l’Eliseo, infatti, ha sospeso l’accoglienza di 3500 migranti che attualmente si trovano in Italia: «Con effetto immediato, la Francia sospende tutti i trasferimenti di questi 3.500 rifugiati in Italia e chiede a tutti gli altri partecipanti al meccanismo europeo, in particolare alla Germania, di fare lo stesso», ha dichiarato Darmanin. Il meccanismo europeo cui si riferisce il ministro dell’Interno francese è quello stipulato lo scorso giugno in Lussemburgo: si tratta di un meccanismo su base volontaria sottoscritto da 18 Paesi dell’Unione più tre extra europei: Norvegia, Svizzera e Lichtenstein. Secondo l’accordo – promosso proprio dalla Francia – ciascuno Stato si impegna ad accogliere un numero di migranti in proporzione alla propria popolazione e al proprio prodotto interno lordo, specificando che si tratta di un impegno «temporaneo e volontario». Macron ha, dunque, sospeso l’accordo, invitando gli altri Stati a fare lo stesso. Da sottolineare, comunque, che finora solo 117 migranti sono stati ricollocati dall’Italia verso altri Paesi europei, nell’ambito del meccanismo adottato a giugno.

La sospensione dell’accordo in questione non è l’unica contromisura presa da Parigi: Darmanin ha affermato, infatti, che «la Francia adotterà nelle prossime ore misure per rafforzare i controlli alle nostre frontiere interne con l’Italia», specificando alla rete nazionale Tf1 che 500 poliziotti francesi sono già alla frontiera italiana. Da parte sua, Giorgia Meloni ha detto [4] oggi in conferenza stampa di essere rimasta molto colpita dalla «reazione aggressiva del governo francese, incomprensibile e ingiustificabile». Circa la mossa della Francia di escludere l’Italia dal patto firmato l’estate scorsa, la premier ha affermato che «La richiesta di isolamento dell’Italia tradisce una dinamica Ue curiosa. Si parla di solidarietà e condivisione…voglio sperare che non accada, non sarebbe intelligente e penso sia meglio isolare gli scafisti».

La vicenda della Ocean Viking mette bene in risalto l’incapacità o la mancanza di volontà dell’Unione europea [5] di gestire in modo efficace la questione degli sbarchi che torna ciclicamente alla ribalta da anni senza trovare soluzione. Da un lato, gli sbandierati criteri di solidarietà rimangono meri elementi di facciata atti a dare un’immagine di unità dei Paesi Ue; dall’altra, dietro la questione migratoria ci sono interessi ben più profondi legati al liberismo economico e al grande capitale europeo che non disdegna manodopera a basso costo – quello che Marx definiva “esercito industriale di riserva” – oltre che spiccate componenti ideologiche. In ogni caso, l’affidamento ai meccanismi europei e alle istituzioni comunitarie per risolvere il tema degli sbarchi non ha certamente dato, fino ad ora, i risultati auspicati, alimentando piuttosto le divergenze e gli attriti tra gli Stati.

[di Giorgia Audiello]