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Il decreto anti-rave potrebbe essere usato anche contro chi protesta

In seguito allo sgombero e ai sequestri al rave party di Modena, il governo Meloni ha accolto la richiesta del “pugno duro” auspicato dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini inserendo nel primo decreto-legge nuove misure di contrasto ai rave party. Peccato che l’articolo 5 [1] parli di “norme in materia di occupazioni abusive e organizzazione di raduni illegali“. Una scelta terminologica non casuale, che ripone nelle mani delle autorità un ampio margine di manovra. La misura emergenziale formulata dal governo introduce infatti il reato di “invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica”. Concetti dall’elevata discrezionalità, suscettibili di essere interpretati in maniera restrittiva da giudici e prefetti. Così, gli studenti che protestano al di fuori di una scuola o gli operai che occupano una fabbrica, se in numero superiore a 50, potrebbero essere accusati di tale reato, andando incontro a sanzioni amministrative e a diversi anni di detenzione. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha assicurato che il campo di applicazione della norma riguarderà esclusivamente i rave, dimenticando la massima latina verba volant, scripta manent.

Il 31 ottobre il Consiglio dei Ministri [2] ha approvato il primo decreto-legge [1] del governo Meloni, contenente “misure urgenti in materia di divieto di concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti o internati che non collaborano con la giustizia, nonché in materia di entrata in vigore del decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 150, di obblighi di vaccinazione anti SARS-COV-2 e di prevenzione e contrasto dei raduni illegali“. Chi organizzerà o promuoverà l’invasione di terreni o edifici (pubblici e privati) per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica, in un numero superiore a 50 persone, sarà punito con una multa da 1000 a 10000 euro e con la reclusione da tre a sei anni. “Per il solo fatto di partecipare all’invasione la pena è diminuita”, aggiunge poi l’articolo 5. Le autorità potranno intercettare i possibili sospetti dal momento in cui le pene massime sono fissate in più di cinque anni. Sul punto ha tentato un’apertura Forza Italia, proponendo l’abbassamento della reclusione massima a quattro anni ed evitando dunque la possibilità dell’intercettazione.

Per il momento, e a meno di deroghe successive o modifiche durante la conversione in legge (questione di fiducia permettendo), il testo resta vigente nella forma concordata durante l’ultimo Consiglio dei Ministri, dopo una pubblicazione record in Gazzetta ufficiale. In un tweet, Amnesty Italia ha manifestato la propria preoccupazione, relativa soprattutto al diritto di protesta pacifica, «che va tutelato e non stroncato». La Rete degli Studenti Medi e l’Unione degli Universitari non hanno usato eufemismi nel dichiarare il decreto come «liberticida e pericoloso». «Un testo scritto male e in fretta» che rischia di applicare misure repressive non solo contro i rave ma anche contro le manifestazioni, le occupazioni scolastiche e universitarie e potenzialmente qualsiasi forma di protesta, per una vera e propria criminalizzazione del dissenso. Il leader del M5S Giuseppe Conte ha definito la misura come una norma da Stato di polizia, mentre per il dem Andrea Orlando il nuovo reato rischia di entrare in collisione con l’articolo 17 [5] della Costituzione, che sancisce il diritto dei cittadini di riunirsi pacificamente e senza armi.

[di Salvatore Toscano]