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Immunità, vaccini ed eventi avversi: uno studio italiano sul Journal of Clinical Medicine

Il Journal of Clinical Medicine ha pubblicato [1] uno degli studi sull’immunità naturale da Covid-19 più completi di sempre. Gli autori della ricerca hanno analizzato ogni aspetto dell’immunità naturale, quindi la sua durata post Covid-19 e post-vaccinazione; i vari tipi di immunità; la probabilità di reinfezione e le sue manifestazioni cliniche nei pazienti guariti, confrontando anche i vaccinati e i non vaccinati; l’efficacia dell’immunità naturale e indotta dal vaccino contro la variante di Omicron; infine l’incidenza degli effetti avversi dopo la vaccinazione in soggetti guariti rispetto a soggetti naïve (che non hanno avuto precedenti esposizioni terapeutiche ad uno specifico farmaco) al COVID-19.

Per realizzarlo sono stati analizzati 246 articoli scientifici relativi alla letteratura COVID-19, pubblicata da aprile 2020 a luglio 2022. Quella utilizzata dai ricercatori, è una metodologia molto consolidata a livello scientifico. Si tratta della revisione di letteratura narrativa, una modalità di ricerca attraverso la quale gli studiosi cercano sui vari database una serie di articoli scientifici e ciò che è pertinente – a prescindere dalle conclusioni che riporta – viene inserito nella ricerca, che si conclude con una discussione critica di quanto emerso. Lo studio dei ricercatori è stato poi inviato dal Journal of Clinical Medicine a tre revisori, due dei quali non hanno suggerito alcuna modifica, mentre uno ha chiesto di specificare meglio alcune parti ma senza alcuna modifica sostanziale ai metodi e ai contenuti già esistenti. Va sottolineato che, per questioni di trasparenza, il processo di revisione è consultabile sull’articolo.

L’obiettivo dei ricercatori era quello di far chiarezza, valutando il più alto numero di studi possibile, sull’efficacia e sulle differenze che riguardano immunità naturale, immunità indotta e ibrida (soggetti vaccinati affetti da COVID-19) e di evidenziare lo sviluppo e la conseguente efficacia di questi tipi di immunità all’interno della popolazione generale, per risolvere le numerose incertezze che ricoprono l’argomento.

Dallo studio, pubblicato il 25 ottobre 2022, è emerso che la stragrande maggioranza degli individui, una volta guariti dal COVID-19, sviluppa un’immunità naturale efficace nel tempo e che fornisce protezione sia contro la reinfezione (anche in caso di varianti) che contro malattie gravi. È stato dimostrato, inoltre, come l’immunità indotta dal vaccino decada più velocemente di quella naturale e che in generale, la gravità dei sintomi della reinfezione è significativamente inferiore rispetto all’infezione primaria, con un minor grado di ricoveri ospedalieri (0,06%) e una mortalità estremamente bassa.

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In un’intervista rilasciata a L’Indipendente, la dottoressa Sara Diani – prima firmataria dello studio -, ha sottolineato come «Tra i guariti, il rischio di sviluppare effetti avversi in seguito alla vaccinazione è del 50% in più rispetto agli individui non guariti. Conseguentemente, a fronte di quanto emerso, andrebbe rivalutato il rapporto rischio-benefici di questo farmaco sulle persone e anche il rapporto benefici-costi che il nostro Paese andrebbe a sostenere in caso di inoculazioni superflue. In un momento storico come quello che stiamo vivendo di crisi economica, quindi, utilizzare dosi per chi non ne ha bisogno sarebbe uno sperpero di denaro oltre ad essere un rischio per gli individui già guariti».

Immunità naturale e da vaccino a confronto

L’analisi della letteratura svolta dai ricercatori riguardante l’immunità naturale (post-COVID-19), ha evidenziato una serie di risultati che indicano una buona protezione immunologica nella stragrande maggioranza degli individui. Gli anticorpi protettivi e le cellule della memoria immunologica sono stati trovati in molti studi con follow-up da 12 a 18 mesi dopo la guarigione, e la loro presenza è stata dimostrata ancora più prolungata con l’allungamento dei tempi di osservazione. In particolare, una ricerca svedese con un follow-up dopo l’infezione naturale fino a 20 mesi ha mostrato un tasso di protezione del 95% dall’infezione e dell’87% dall’ospedalizzazione, in coloro che non hanno aggiunto vaccinazioni.
L’immunità indotta dal vaccino, invece, ha dimostrato di decadere più velocemente dell’immunità naturale (post-COVID-19). Questo tipo di protezione è molto buona dopo i primi 14 giorni, tuttavia tende a diminuire rapidamente nei mesi successivi, quasi scomparendo circa cinque mesi dopo la seconda dose. In generale, sembra che l’infezione da SARS-CoV-2 abbia fornito una protezione maggiore rispetto a quella offerta dal vaccino monodose o doppia/tripla.
Inoltre, a causa della risposta immunitaria in seguito all’infezione da COVID-19, l’ulteriore somministrazione di dosi di vaccino, soprattutto dal secondo in poi, non porta a un miglioramento significativo dell’immunità. Anzi, a causa delle ripetute vaccinazioni c’è la possibilità che si verifichino una serie di meccanismi patologici correlati alla disimmunità.

Immunità ibrida

Per quanto riguarda l’immunità ibrida, è disponibile un livello inferiore di evidenza per la letteratura sulla efficacia di quest’ultima, poiché i risultati degli studi sono talvolta contraddittori. “Sono pertanto necessarie ulteriori indagini, considerando che gli eventi avversi locali e sistemici post-vaccino sono superiori rispettivamente del 40% e del 60% in soggetti esposti con una precedente storia di infezione da SARS-CoV-2.” affermano i ricercatori.

Considerazioni

Gli autori, nella conclusione dello studio, hanno commentato così i risultati ottenuti: “La vaccinazione degli individui guariti dovrebbe essere rivalutata, poiché sembrano mostrare un’immunità naturale più efficace e duratura rispetto a quella indotta dal vaccino, come è già noto per altre malattie infettive. Anche se, molto probabilmente, la definizione del profilo immunologico dell’individuo verso il SARS_CoV-2 aiuterebbe a personalizzare un processo decisionale preventivo/terapeutico migliore, sempre in combinazione con il quadro clinico e il background anamnestico.”

Continuano ad affiorare, dunque, verità fino ad ora negate o ignorate. Dopo le ammissioni di Pfizer riguardanti i vaccini mai testati sul blocco della trasmissione [3] e le verità sulle terapie precoci [4], anche quelle riguardanti immunità naturale ed effetti avversi stanno iniziando ad emergere.

[di Iris Paganessi]