- L'INDIPENDENTE - https://www.lindipendente.online -

(Monthly Report n.15) Alla canna del gas

È uscito il quindicesimo numero del Monthly Report: la rivista de L’Indipendente che ogni mese fa luce su un tema che reputiamo di particolare rilevanza e non sufficientemente trattato sul mainstream. Alla canna del gas: questo è il titolo del nuovo numero che in vista dell’inverno, punta a fare chiarezza sulle ragioni e le speculazioni che guidano i rincari e a ragionare sulle prospettive che ci attendono, offrendo spunti per un’alternativa. Il numero, oltre che in formato digitale, è disponibile anche in formato cartaceo spedito in abbonamento (tutte le info su come riceverlo a questo link [1]).

L’editoriale del nuovo numero: Lezioni di attualità dalla storia

“Agli aumenti generalizzati delle bollette i cittadini rispondono colpo su colpo. In tutta Italia nascono comitati per l’autoriduzione che organizzano presidi davanti agli uffici postali, dove le persone vanno a pagare i bollettini. Predisponendo lettere prestampate, si invitano i cittadini a ricalcolare l’importo secondo il canone precedente. In tal modo, l’autoriduttore dichiara di attenersi alle tariffe in vigore prima degli aumenti che ritiene illegittimi. Le aziende hanno risposto inviando lettere che minacciano il distacco del servizio di elettricità o procedendo ai distacchi di linee telefoniche. Gli autoriduttori hanno replicato con una seconda lettera in cui ribadiscono le loro posizioni”.

Questo stralcio è tratto da una cronaca del 1974. Quarantotto anni fa: problemi analoghi, risposte differenti. In una società sempre più atomizzata, individualista e disillusa la rassegnazione comanda. Ci hanno insegnato che la via d’uscita può essere al massimo individuale, magari affidandosi a qualche presunto guru della finanza che su Instagram ci insegnerà a moltiplicare i soldi senza lavorare prima di trasferirsi alle Canarie e addio al problema del riscaldamento. Negli anni settanta invece si cercavano vie di uscita collettive, e a forza di spingere i diritti spesso si ottenevano. Governo e sindacati si sedettero al tavolo per trovare una soluzione. Non che politici e sindacalisti fossero necessariamente migliori di quelli di oggi, ma quando ci sono migliaia di cittadini che rifiutano di pagare bollette raddoppiate e bloccano gli uffici postali una soluzione tocca trovarla: o si manda la polizia a menare i manganelli, o si tratta.

Anche oggi c’è chi non si rassegna. Come allora deve superare il silenzio di giornali e media dominanti – che in quanto apparati del potere non hanno mai gradito l’auto-organizzazione popolare – ma a differenza di un tempo ha a disposizione giornali online, siti, blog, social e chat per cercare di unire le forze. Nelle ultime settimane in molte città italiane è nato il movimento “Noi non paghiamo”, che sta cercando di riportare una forma di lotta simile a quella che venne adoperata tanti anni fa. In piazza si bruciano le bollette come gesto simbolico, mentre si cerca di costruire una massa critica per far valere l’ultimatum che è stato lanciato al governo italiano: riduzione del costo delle bollette a prezzi accessibili entro il 30 novembre oppure sospensione dei pagamenti. Gli organizzatori della campagna hanno specificato che l’iniziativa può sperare di avere successo solo se tanti cittadini aderiranno, specificando che l’azione di disobbedienza civile partirà al raggiungimento del milione di firme. Il problema è che, ad ormai un mese dal lancio dell’iniziativa, le firme sono appena dodicimila. Una infinitesima parte di coloro che ogni giorno si lamentano sui social. Anche dal saper prendere lezioni dal passato e dall’imparare a ridiventare cittadinanza attiva passano le possibilità di cambiare le cose. Informarsi, fare rete, organizzarsi, disobbedire. Anche perché, a differenza del 1974, ora i rincari delle bollette sono causati dalle scelte miopi di quegli stessi governanti che ci stanno trascinando in guerra per difendere un lembo di terra in Ucraina.

“Preferite i condizionatori accesi o la pace?”, chiese agli italiani Mario Draghi per difendere le ragioni delle sanzioni che a suo dire avrebbero piegato Mosca in poche settimane. Ora che ci si affaccia all’inverno e a rimanere piegati rischiano di essere i cittadini la domanda andrebbe rivolta indietro a lui e a tutti i governanti europei: “Preferite i termosifoni accesi o la rivolta nelle strade?”

L’indice del nuovo numero:

Il mensile, in formato PDF, può essere scaricato dagli abbonati a questo link: lindipendente.online/monthly-report/ [2]