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In oltre 70 città italiane oggi si è svolto lo sciopero globale per il clima

Fridays For Future ha lanciato per oggi uno sciopero globale per la difesa dell’ambiente e la giustizia climatica, che in Italia si è svolto in più 70 città. Erano tanti nelle piazze, specie giovani e giovanissimi scesi in strada per reclamare iniziative immediate contro il cambiamento climatico. Lo sciopero si è tenuto contemporaneamente in centinaia di città in tutto il mondo, con gli appuntamenti italiani che hanno preso spunto dal vicino appuntamento elettorale per reclamare – con cori e striscioni – che la questione della “giustizia climatica” sia posta con urgenza in cima ai programmi dei partiti in vista delle elezioni.

La manifestazione organizzata da Friday for future è una mobilitazione nata nel 2018, il Global Strike for future. Questa volta coinvolge oltre 7500 città in tutto il mondo, contando una cifra che si aggira attorno ai 14 milioni di manifestanti. Lo sciopero attuato oggi intendeva rimarcare la necessità di misure di prevenzione e regolamentazione contro il riscaldamento globale, partendo da premesse di base come la decarbonizzazione e il taglio netto delle emissioni. Le agende climatiche pensate dagli attivisti puntano ad un obbiettivo specifico, quello che si basa sul risparmio e l’efficienza energetica e che vede entro il 2023, un 100% di autonomia che poggia interamente sull’energia rinnovabile.

A circa 48 ore dalle elezioni politiche italiane di domenica 25 settembre, si rimarca su quanto il problema del riscaldamento globale sia tanto economico quanto politico, e sul dovere delle amministrazioni nazionali e mondiali, di attuare un piano strategico che porti ad un’immediata efficacia. Da troppi anni – denunciano i manifestanti – si aspettano risposte e si scende in piazza per parlare di giustizia climatica. A Roma il corteo chiede “come mai i soldi per il clima non ci sono mai?”. A Cagliari scendono in piazza in circa 300 persone, dove i ragazzi espongono la propria agenda climatica e cercano soluzioni realistiche che riguardano il tema dell’energia, dell’acqua, della sostenibilità e della riduzione delle emissioni. Ad Ancona il simbolico accompagna la manifestazione: sacchi di fango sulla sede della Regione Marche, per ricondurre il pensiero all’alluvione che ha compito il territorio di recente. Per chiedere giustizia per le vittime dei cambiamenti climatici, a cui il fango ha tolto la vita, la casa, gli affetti, il lavoro.

Il corteo di Torino parte da piazza Statuto e si apre con uno striscione trasportato dai ragazzi con su scritto “difendiamo il nostro futuro, basta stragi”. Una manifestazione che non può distaccarsi dai principi discussi proprio quest’estate nella città, ad opera del Climate Social Camp, le cui iniziative si sono svolte sotto una nube di nuvole e poggia che hanno generato un caldo terrificante. L’attività in proposito trattò argomenti che viaggiano sulla solita carreggiata, affermando che la giustizia climatica e quella sociale non possono essere divise. A circa 140 km di distanza, a Milano, sono più di 10mila persone a scendere in piazza ad abbracciare la manifestazione. Qui però si tratta anche un’altra vicenda, si tiene un flash mob per protestare contro l’alternanza scuola lavoro, in memoria dei ragazzi che hanno perso la vita nelle fabbriche. Si osserva un minuto di silenzio per le vittime e si alzano cartelli con su scritto i nomi di Giuseppe Lenoci, Lorenzo Parelli, e Giuliano De Seta.

Si tratta del segno che i cortei di Fridays For Future e dei movimenti ambientalisti in genere da tempo non si limitano più a chiedere solamente misure di contrasto all’emergenza ecologica, ma hanno posto in cima alla propria agenda un più ampio concetto di giustizia sia climatica che sociale. Un movimento ancora giovane e non privo di contraddizioni [1], ma di certo una delle realtà di partecipazione più vive degli ultimi anni.

[di Marina Lombardi]