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Speciale elezioni, l’identikit dei partiti: Azione-Italia Viva

L’intesa tra Carlo Calenda ed Enrico Letta per le elezioni del 25 settembre è durata pochi giorni. Poco male per l’ex viceministro dello sviluppo economico, che ha trovato in Matteo Renzi un alleato per tentare la scalata verso le istituzioni romane. Così, Azione e Italia Viva parteciperanno insieme alle prossime elezioni. La redazione de L’Indipendente ne ha analizzato il programma [1], proponendo diversi spunti di riflessione in vista di un voto consapevole.

Carta d’identità: Azione-Italia Viva

Capo politico: Carlo Calenda

Orientamento politico: “Terzo polo”

Ultima legislatura:

*Al Senato gruppo col PSI e alla Camera gruppo con Italia c’è

*Al Senato gruppo con +Europa e alla Camera gruppo con +Europa e Radicali italiani

Coalizione: nessuna

Slogan e programma

“Italia sul serio”

Giovani e istruzione

Economia e lavoro

Diritti

Beni comuni

Politica estera

Politiche sanitarie

Riforme costituzionali proposte

Superamento del bicameralismo perfetto (come richiesto dal referendum bocciato del 2016) e quindi della doppia  votazione Camera-Senato in materia legislativa; modifiche al Titolo V della Costituzione, a distanza di 20 anni dall’ultima riforma; elezione diretta da parte dei cittadini del presidente del Consiglio.

Considerazioni

Azione-Italia Viva è l’unica formazione politica in corsa alle elezioni che esplicitamente ha rinnovato l’appoggio al Jobs Act, chiedendo l’adozione dei decreti attuativi. La misura, al centro di diverse critiche per il favoreggiamento della precarizzazione, venne approvata dal governo Renzi nel 2014. Dopo l’ultimo, in ordine cronologico, dietrofront di Letta sul Jobs Act, Matteo Renzi è rimasto solo nell’appoggio alla misura, proprio come un capitano al timone della sua nave. Nel programma di Azione-Italia Viva manca, invece, una presa di posizione sui temi civili: il paragrafo “Tutelare i diritti civili e combattere le discriminazioni” è lungo appena due righe e mezzo. “È necessario approvare quanto prima una legge contro l’omotransfobia, istituire l’Autorità nazionale indipendente per la tutela dei diritti umani e adottare iniziative di prevenzione e contrasto di ogni linguaggio d’odio”. Un po’ poco per il Terzo polo, sedicente liberale, che sfocia anche nella contraddizione: Matteo Renzi è stato uno dei principali responsabili dell’affossamento in Senato del disegno di legge Zan (scaricato a favore della proposta di Ivan Scalfarotto) e intrattiene noti rapporti con il principe saudita Mohammed Bin Salman [4], definito da Amnesty International come il “principe assassino”. Per quanto riguarda il fenomeno migratorio, Calenda e Renzi propongono degli “accordi di cooperazione con i Paesi di origine e di transito”, misura che potrebbe sfociare facilmente in altri Memorandum [5], come quello siglato dal governo del dem Gentiloni nel 2017 (quando Renzi faceva ancora parte del Pd e Calenda era viceministro).

Non ci sono stati, invece, problemi di spazio per il viaggio di due notti a Roma per i giovani tra i 18 e i 25 anni pagato dallo Stato. Così come per il leitmotiv di questa campagna elettorale: l’ossimoro tra obiettivi green, tutela del paesaggio e l’installazione di rigassificatori [6] o il ricorso alle trivelle, nonostante i pericoli per la salute e per l’ambiente.