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Speciale elezioni, l’identikit dei partiti: +Europa

+Europa concorrerà per le elezioni del 25 settembre nella coalizione di centro sinistra. Il suo programma [1]riprende in più punti l’Agenda Draghi e le proposte avanzate dal Partito Democratico [2], con una particolare attenzione nei confronti dei diritti civili. Come per gli altri partiti, la redazione de L’Indipendente ha analizzato le misure di +Europa in vista di un voto consapevole.

Carta d’identità: +Europa

Capo politico: Emma Bonino

Orientamento politico: centro

Ultima legislatura: 1 senatore e 2 deputati (risultato elezioni 2018)

Coalizione: centro sinistra, insieme a Partito Democratico, Verdi/Sinistra Italiana, Impegno civico

Slogan e programma

“Una generazione avanti”

Giovani e istruzione

Economia e lavoro

Diritti

Beni comuni

Politica estera

Politiche sanitarie

Riforme costituzionali proposte

“Introduzione in Costituzione del principio di equità generazionale per evitare scelte miopi che creano indebitamento irresponsabile verso le nuove generazioni”.

Considerazioni

“L’impegno principale di una forza europeista e liberaldemocratica come +Europa deve essere oggi quello di proseguire nel solco del lavoro svolto dal governo Draghi”, si legge nell’introduzione del programma elettorale di +Europa. Così, continuando sulla scia dell’esecutivo dimissionario, il partito guidato da Emma Bonino propone ad esempio una revisione dell’Irpef, imposta sul reddito, per ridurre a 3 le soglie di versamento: al 23% fino a 40 mila euro; al 28% fino a 70 mila euro; al 38% sopra i 70 mila euro. La statistica ci viene in soccorso per capire se si tratta di una misura che rispetta, in modo sostanziale e non formale, il principio di progressività. Nel 2020, 41,5 milioni di persone hanno presentato in Italia la dichiarazione dei redditi, certificando un reddito complessivo di 884 miliardi di euro. La distribuzione, realizzata secondo i dati del MEF, parla di un’elevata concentrazione del reddito tra i 10 mila euro (limite superiore della no tax area nelle intenzioni di +Europa, che la aumenterebbe dai circa 8 mila attuali) e i 26 mila euro: circa 17 milioni di persone, il 41% del totale. Questi andrebbero a condividere la medesima imposta, al 23%, con chi percepisce un reddito compreso tra i 26 e 40 mila euro: circa 7,3 milioni di contribuenti, il 18% del totale. Il principio di progressività, sancito dall’articolo 53 [5] della Costituzione italiana, non verrebbe rispettato nemmeno prendendo in considerazioni le soglie successive e i redditi più elevati. Infatti, i contribuenti con un reddito superiore a 70 mila euro andrebbero a pagare, secondo la riforma di +Europa, un’imposta al 38%. Peccato che tra i 70 mila e i 200 mila euro ci siano più di un milione di persone, quasi undici volte tanto i contribuenti con un reddito superiore ai 200 mila euro.

Tenendo fede all’agenda Draghi, +Europa punta forte sulla privatizzazione e sulla non partecipazione statale nella gestione di beni e servizi, in uno slancio al sapore di anni 90. In linea, invece, con il Partito Democratico, gli ex radicali rigettano il “memorandum [6] d’intesa sulla migrazione siglato tra il governo italiano e quello libico”, omettendo che l’esecutivo in questione fosse quello del dem Paolo Gentiloni. Diverse, invece, le mele della discordia all’interno della coalizione di centro sinistra: dal nucleare (appoggiato da +Europa e rigettato invece da Partito Democratico e Verdi/Sinistra Italiana) al sostegno all’operato di Draghi, che vede contrapposto lo schieramento +Europa – Impegno civico – Pd a quello “oppositore” di Verdi/Sinistra Italiana.