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(Monthly Report n.14) Non solo elezioni

È uscito il quattordicesimo numero del Monthly Report: la rivista de L’Indipendente che ogni mese fa luce su un tema che reputiamo di particolare rilevanza e non sufficientemente trattato sul mainstream. Non solo elezioni: questo è il titolo del nuovo numero il quale, a ridosso delle elezioni del 25 settembre, vuole esplorare quale sia il significato del concetto di democrazia e come venga declinato nella società di oggi. Il numero, oltre che in formato digitale, è disponibile anche in formato cartaceo spedito in abbonamento (tutte le info su come riceverlo a questo link [1]).

L’editoriale del nuovo numero: Vota, vota ancora, vota Antonio!

Tra pochi giorni i cittadini italiani torneranno al voto, chiamati a eleggere i rappresentati che alla Camera e al Senato saranno teoricamente delegati a rappresentarne le idee e gli interessi con “disciplina e onore”, come prescrive la Costituzione. È la diciottesima volta in cui il rito delle elezioni politiche nazionali a suffragio universale si svolge, dal 1948 ad oggi. Un appuntamento importante, ma che da solo non basta a definire un Paese come una democrazia compiuta. Non basta che garantisca il diritto di voto per poter definire uno Stato pienamente democratico, non basta che i cittadini lo esercitino quando sono chiamati a farlo perché li si possa definire pienamente sovrani. La democrazia è fatta non solo di diritto al voto, ma di partecipazione, di informazione libera, di diritto alla riunione e alla protesta, di libertà di associazione. Dettagli che segnano la rivoluzionaria differenza tra una democrazia formale e una democrazia sostanziale, nella quale tutti i cittadini “partecipano all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”, come ancora una volta prescrive la nostra Costituzione.

Chi governa non ha alcuna voglia di alimentare nuovi spazi di democrazia, né tantomeno di ricordare ai cittadini il potere che possono avere quando si organizzano al di fuori degli angusti spazi di delega riservati loro. Ogni volta che un gruppo di cittadini si organizza per esigere un cambiamento viene prontamente demonizzato con l’obiettivo di rendere diffidente il resto dei cittadini-spettatori, non è un caso. No Tav, No green pass, comitati territoriali per l’ambiente, studenti in protesta contro l’alternanza scuola-lavoro: tutti questi gruppi hanno subito una costante opera di denigrazione mediatica, cui spesso si è aggiunta la repressione degli apparati dello Stato con livelli di negazione del diritto alla protesta che sono finiti anche nel mirino di Amnesty International.

La verità è che nell’eterna lotta tra élite e popolo le conquiste di cittadini e lavoratori sono state ottenute più con l’esercizio della democrazia sostanziale che non con il voto. Spesso, anzi, sono state ottenute nonostante il voto. Gli esempi si sprecano e ne parliamo a fondo in questo numero: dai movimenti indigeni che costringono i governi a rispettare i loro diritti e le loro terre, come successo di recente in Ecuador, ai cittadini francesi che da anni impediscono ai governi che si sono avvicendati – ultimo quello di Macron – di approvare peggioramenti del trattamento pensionistico riversandosi a centinaia di migliaia nelle strade ogni volta che il Parlamento torna a discuterne. La storia italiana, dopotutto, ne è esempio perfetto: per trent’anni un partito di opposizione e una fortissima mobilitazione sociale sono riusciti a fare approvare da governi reticenti a guida democristiana una legislazione sul lavoro tra le più avanzate d’Europa e un ampio stato sociale. La dissoluzione di queste organizzazioni ha segnato anche il successo della controffensiva delle élite di cui oggi non si vede la fine. Vale anche per altri ambiti, come dimostra il movimento No Tav che da tanti anni riesce a impedire la costruzione di un’opera contraria alla tutela del territorio solo grazie alla mobilitazione ed alla determinazione.

Questo non significa sminuire l’importanza del voto. Chi scrive – ad esempio – alle urne ci è sempre andato e ci andrà pure questa volta. Anche il voto è una conquista fatta con il sudore e il sangue di cittadini che ci hanno preceduto e l’astensione spesso fa il gioco di chi governa. Ma il voto va rimesso nel ruolo che ha all’interno di un reale “potere del popolo”. Questo è infatti il reale significato di democrazia, da démos (popolo) e krátos (potere): uno degli strumenti attraverso il quale si esercita, non certo l’unico.

L’indice del nuovo numero:

Il mensile, in formato PDF, può essere scaricato dagli abbonati a questo link: lindipendente.online/monthly-report/  [2]