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La contromossa di Julian Assange: causa alla CIA per spionaggio

I legali di Julian Assange hanno annunciato di aver citato in giudizio la Central Intelligence Agency (CIA) degli Stati Uniti e l’ex Segretario di Stato Mike Pompeo. L’accusa, presentata ieri in un tribunale distrettuale di New York, è di aver registrato le conversazioni tra il fondatore di WikiLeaks e i suoi legali, con tanto di accesso ai contenuti dei loro telefoni e computer. Gli avvocati, insieme a due giornalisti statunitensi che si sono uniti alla causa, affermano che la CIA avrebbe violato il diritto costituzionale alla protezione delle conversazioni private, avendo intercettato le comunicazioni con Assange, cittadino australiano.

Secondo i legali, la CIA avrebbe collaborato con Undercover Global, una società di sorveglianza in rapporti lavorativi con l’ambasciata ecuadoriana a Londra – dove Assange viveva all’epoca –, per spiare il fondatore di WikiLeaks, i suoi avvocati, giornalisti e altri che ha incontrato. Undercover Global avrebbe così fornito informazioni contenute nei loro dispositivi elettronici alla CIA e posizionato microfoni intorno all’ambasciata, inviando negli Stati Uniti registrazioni e filmati provenienti dalle telecamere di sicurezza. Se l’accusa dovesse essere confermata, «ci troveremmo di fronte alla contaminazione, se non alla distruzione, del diritto del fondatore di WikiLeaks a un processo equo», ha dichiarato Robert Boyle, uno dei legali coinvolti. «Per questo motivo» – continua Boyle – «ci dovrebbero essere sanzioni, anche fino al rigetto delle accuse o al ritiro della richiesta di estradizione».

Attualmente, Julian Assange è detenuto nel Regno Unito e rischia l’estradizione negli Stati Uniti a seguito dell’autorizzazione [1] in tal senso da parte del governo britannico. Se venisse estradato, si troverebbe a dover rispondere di pesanti accuse da parte del governo statunitense. Tra queste, figura quella di spionaggio per aver diffuso documenti militari riservati, che hanno mostrato le violenze – visibili su WikiLeaks [2] – dell’esercito di Washington in Afghanistan e in Iraq. L’iter giudiziario non è ancora concluso, con la famiglia [3] e i legali di Assange che sono intenzionati a continuare la battaglia legale in cui il giornalista rischia di essere condannato a 175 anni di carcere in una prigione di massima sicurezza statunitense.

[di Salvatore Toscano]