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L’Italia approva l’invio di nuovi fondi alla Guardia costiera libica

Le Commissioni esteri e difesa della Camera hanno approvato la risoluzione conclusiva del dibattito relativo al finanziamento da parte dell’Italia alle missioni internazionali. Tra queste vi è anche la scheda 47 relativa alle missioni in Libia, per la quale il Governo ha approvato la proroga e un aumento dell’investimento di oltre un milione di euro. A nulla è servita, dunque, l’inversione a U [1] del Partito Democratico il quale, nel mezzo della campagna elettorale e dopo anni di politiche favorevoli ai finanziamenti concessi alla Guardia costiera, ha deciso di non votare la scheda 47.

Il fabbisogno complessivo della missione per l’anno 2022 è stato aumentato [2] di ben 1.37 milioni di euro, passando dai 10.48 milioni a 11.85 milioni di euro. La risoluzione approvata vede la “partecipazione di 25 unità di personale del Corpo della guardia di finanza alla missione bilaterale di assistenza nei confronti delle Istituzioni libiche preposte al controllo dei confini marittimi” – 24 in meno dell’anno 2021 – e un “incremento da 3 a 4 dei mezzi terrestri”, mentre rimane “invariata la presenza di una unità navale”.

La Libia è il Paese africano nel quale l’Italia è presente in maniera più consistente, con centinaia di unità aeree, terrestri e marittime a supporto del Governo di Accordo nazionale e della Marina libica, oltre che della cosiddetta Guardia costiera. Tuttavia, nonostante gli ingenti finanziamenti del nostro Governo al Paese, non esistono [3] rapporti di spesa chiari del ministero dell’Interno in tal senso, né sono mai stati pubblicati resoconti di utilizzo di tali fondi, nonostante il Freedom of Information Act sancisca l’obbligo di trasparenza nei confronti dei cittadini da parte della pubblica amministrazione quando non vi sia pericolo per la sicurezza nazionale o la privacy. Le ONG che si occupano dei salvataggi nel Mediterraneo da anni mettono in guardia le istituzioni sul ruolo della Guardia costiera nel rimpatrio dei migranti, descrivendone la violenza utilizzata e le sistematiche violazioni dei diritti umani messe in atto e diffondendo numerose immagini [4] a prova di quanto sostenuto. Tuttavia, ad oggi, il Governo è rimasto sordo ad ogni appello.

[di Valeria Casolaro]