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Nogara: la polizia carica il presidio contro la privatizzazione dell’acqua

Nella giornata di sabato 9 luglio gli attivisti dell’organizzazione ambientalista Rise Up 4 Climate Justice e di Adl Cobas hanno organizzato un presidio di fronte allo stabilimento della Coca Cola di Nogara, in provincia di Verona, per portare l’attenzione sulla problematica della privatizzazione dell’acqua in un periodo di emergenza siccità come quello che l’Italia sta attraversando in questo momento. Mentre si avvicinavano allo stabilimento la polizia, presente per presidiare il luogo in tenuta antisommossa, ha caricato i manifestanti e utilizzato i manganelli per fermarne l’incedere.

Come sottolineato [1] dagli attivisti, lo stabilimento di Nogara è un esempio di “estrattivismo” nel nostro Paese, poiché “ogni anno utilizza quasi un miliardo e mezzo di litri d’acqua dalla vicina falda acquifera, pagando un prezzo poco più che simbolico alla Regione Veneto” – 13.400 euro, secondo quanto riportato [2] da Adl Cobas. Il business [3] dell’acqua minerale in Italia è d’altronde molto redditizio per le multinazionali, le quali possono fare man bassa di un bene naturalmente presente sul territorio – e quindi, teoricamente, di proprietà della comunità, che in un tale periodo di siccità ne avrebbe bisogno più che mai – a prezzi che nel migliore dei casi arrivano a pochi millesimi di euro al litro, permettendo così di generare enormi profitti per le aziende a fronte dei pochi soldi spicci che rientrano nelle casse dello Stato.

La crisi idrica che sta attraversando il nostro Paese, la peggiore degli ultimi decenni, sta inoltre portando diversi comuni a razionare le scorte d’acqua e imporre limiti d’uso alla popolazione. Al momento sono cinque le Regioni cui è stato riconosciuto lo stato d’emergenza per far fronte alla carenza idrica – Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Friuli Venezia Giulia -, mentre altre quali la Toscana e l’Umbria ne hanno fatto richiesta. In tale contesto si è molto insistito [4] sulle responsabilità individuali dei cittadini, in alcuni casi prevedendo un tetto massimo di consumo giornaliero con blocco del servizio a chi lo supera. A Castenaso, nella Città metropolitana di Bologna, il sindaco ha persino imposto a barbieri e parrucchieri di effettuare un solo lavaggio ai clienti.

In un tale contesto, gli ambientalisti di Rise Up 4 Climate Justice sottolineano come “Mentre in un quadro di ‘nuova normalità’ legata alla siccità prodotta dalla crisi climatica governo e istituzioni locali pensano a misure di razionamento idrico per la popolazione, la Coca Cola continua a estrarre, sfruttare, produrre e incassare”, promuovendo così “una logica ‘dell’emergenza’ che scarica verso il basso costi e responsabilità della crisi”.

Mentre si avvicinava allo stabilimento per mettere in atto la protesta il gruppo è stato violentemente caricato dalla polizia, che ne ha fermato l’incedere a suon di manganellate: l’ennesima conferma di come, per questo governo, gestione emergenziale e securitaria costituiscano l’accoppiata ottimale per affrontare le problematiche di rilievo.

[di Valeria Casolaro]