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Venezia sarà la prima città italiana a limitare gli affitti turistici

Venezia si appresta ad essere la prima città italiana ad imporre un limite agli affitti turistici brevi: è quanto si evince da un emendamento recentemente approvato [1] dalla Camera ed inserito nel Dl aiuti, che è in attesa di ricevere il via libera definitivo da parte del Parlamento. L’emendamento, che è stato presentato dal deputato del Pd Nicola Pellicani, nello specifico conferisce al Comune di Venezia la facoltà di predisporre un regolamento con cui stabilire un limite massimo al numero di immobili che possono essere affittati per un breve periodo di tempo. Inoltre, ciascun appartamento potrà essere affittato ai turisti per non più di 120 giorni all’anno, mentre per il periodo restante il Comune potrà autorizzare o meno gli affitti.

Si tratta dunque di misure che andranno a limitare l’attività svolta da alcune piattaforme online – come il noto portale Airbnb – e che, a quanto pare, diverranno realtà. Il Comune, infatti, sembra essere intenzionato a predisporre il regolamento, visto che l’ok all’emendamento è stato accolto positivamente dal sindaco veneziano Brugnaro. «L’obiettivo è di aumentare il livello della proposta turistica per impedire gli abusi e rendere più trasparente l’offerta, a vantaggio di tutti», ha infatti affermato [2] il sindaco, aggiungendo che, come già avvenuto [3] per altri ambiti, «Venezia avvierà una sperimentazione a vantaggio poi anche di altre città che ci stanno osservando». Come sottolineato anche da Nicola Pellicani, infatti, Venezia farà da «apripista per regolamentare un problema che riguarda molti centri storici a partire da Roma, Firenze, Bologna, dove le amministrazioni hanno già chiesto l’estensione della norma». In tal senso, inoltre, Pellicani ha aggiunto che ora il gruppo Pd alla Camera «lavorerà per una norma che riguardi tutti i centri storici dove le locazioni brevi stanno favorendo lo spopolamento, con l’espulsione dei residenti».

Del resto, il fine dell’emendamento è proprio quello di interrompere la fuga dei residenti. In particolare a causa dell’esplosione delle piattaforme digitali, infatti, i centri storici soffrono la riduzione della disponibilità di affitti per i residenti, con questi ultimi che in maniera massiccia li abbandonano. A tal proposito, basterà ricordare che a Venezia ci sono più di 7000 abitazioni messe a disposizione per l’uso turistico dalla piattaforme digitali, il che, complice anche le iniziative da parte dei privati, ha generato una popolazione residente nel centro storico della città costantemente in calo e che oggi non supera i 50.000 abitanti. Un problema – per il quale i cittadini hanno già protestato [4] in passato – alquanto grave, come testimoniato anche dalle parole del prefetto di Venezia Vittorio Zappalorto, il quale in un’audizione alla commissione ambiente della Camera ha affermato [5] che «il problema più importante della città è l’eccesso di turismo», con «20.000 persone che hanno lasciato il centro dal 2000 al 2019» e con gli alloggi che «vengono commercializzati perlopiù in maniera abusiva da agenzie internazionali con sede all’estero». Alla luce di tutto questo non si può non sottolineare che probabilmente la norma in questione sia arrivata in ritardo, visto che tanti cittadini hanno già abbandonato il centro. Ciò non toglie però che il provvedimento potrà comunque essere utile per il futuro, non solo poiché quantomeno da ora in poi limiterà un fenomeno ormai fuori controllo, ma anche perché ad esso potrebbero fare seguito altri provvedimenti relativi ai restanti centri storici a rischio.

[di Raffaele De Luca]