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La NATO ha rivelato le politiche strategiche per i prossimi dieci anni

Dopo la chiusura del vertice NATO di Madrid, è il momento di fare un punto. Il summit è stato definito «storico» dal presidente americano Joe Biden e per una volta non si tratta di una esagerazione. La pubblicazione del nuovo Concetto Strategico NATO 2022, ovvero del documento guida dell’Alleanza Atlantica volto a delinearne obiettivi e strategie contiene dei punti che segneranno il futuro del pianeta e innanzitutto del continente europeo. Il documento guida viene pubblicato ogni dieci anni e, per capire quanto sia cambiato il mondo in appena due lustri, basti sapere che in quello del 2010 la Russia veniva ancora definita un “partner strategico”. Di certo il nuovo Concetto Strategico segna una vittoria per gli USA, ma difficilmente per i cittadini può avere il medesimo sapore. A meno che non si consideri una vittoria un futuro fatto di spese militari moltiplicate, presenza rafforzata di forze armate americane sul territorio, ostilità aperta con la Russia e pericolosa contrapposizione strategica con la Cina. Ma andiamo con ordine.

Il messaggio principale emerso al summit è stato quello di unità degli Stati membri di fronte alle minacce rappresentate dai cosiddetti Paesi autoritari come Russia e Cina: «inviamo un messaggio inequivocabile. La Nato è forte e unita. La Nato è pronta ad affrontare qualsiasi tipo di minaccia, in qualsiasi campo. E ora è più che mai necessaria» ha affermato [1] Biden.

In seguito al terremoto geopolitico innescato dalla guerra in Ucraina stanno rapidamente cambiando le relazioni e le alleanze internazionali, nonché l’architettura di sicurezza europea e globale, con Russia e Cina viste sempre più come un pericolo per l’assetto internazionale sorto con la fine della Guerra Fredda e strenuamente difeso dagli USA che lo hanno dominato fino ad ora. Gli epocali cambiamenti in corso, dunque, non potevano non riflettersi anche nella strategia atlantica sintetizzata nello “Strategic Concept 2022”: non a caso, il Segretario generale della NATO Jens Stoltenberg ha affermato che si tratta della «più grande revisione della nostra deterrenza e difesa collettiva dai tempi della Guerra Fredda».

Nel documento [2] si afferma che le minacce da affrontare sono globali e interconnesse e che i regimi autoritari sfidano gli “interessi” e “i valori democratici” dell’Alleanza e al contempo investono in “sofisticate capacità militari, anche missilistiche, sia convenzionali che nucleari”. Si legge poi che «L’area euro-atlantica non è in pace» e che dopo più di trent’anni «non possiamo escludere la possibilità di un attacco contro la sovranità e l’integrità territoriale degli alleati».

Molti paragrafi del Concetto Strategico sono dedicati a Russia e Cina: la prima viene definita come “la più diretta e significativa minaccia per gli Alleati” in quanto cerca di stabilire “sfere di influenza e di controllo diretto attraverso la coercizione, sovversione, aggressione e annessione” utilizzando metodi convenzionali, cyber, e ibridi contro l’Alleanza e i suoi partner. La Cina, invece, non viene individuata come una minaccia, ma come una “sfida” per gli “interessi, la sicurezza e i valori” della NATO. Pechino, infatti, userebbe la sua leva economica per “creare dipendenze strategiche e aumentare la sua influenza”, oltre a compiere “operazioni maligne ibride e cibernetiche” che colpiscono la sicurezza alleata. Ma a preoccupare di più l’alleanza militare euroatlantica è “la partnership strategica, sempre più profonda” tra Pechino e Mosca, la quale viene descritta come contraria agli interessi e ai valori dei Paesi NATO.

Una volta stabiliti principi e obiettivi, nel documento si passa ad analizzare l’ambiente strategico, il quale pone minacce multiforme, assumendo i tratti della guerra ibrida: vengono citate infatti attività malevole nello spazio cibernetico, la promozione di campagne di disinformazione, le migrazioni usate come strumenti di provocazione e destabilizzazione geopolitica, la manipolazione dell’accesso alle fonti energetiche e l’impiego della coercizione economica. L’Alleanza quindi si prepara ad agire su ciascuno di questi fronti, attraverso l’aspetto più pratico del Concetto Strategico 2022, vale a dire il nuovo modulo forze Nato, integrato sui cinque domini (terra, mare, aria, cyber e spazio): esso prevede truppe preassegnate a specifiche aree e Paesi, mezzi pre-posizionati rafforzati per le rotazioni. A tale scopo, Stoltenberg ha annunciato un aumento di 260.000 soldati [3] con vari livelli di prontezza.

I contenuti del Concetto Strategico così delineati non potevano non comportare la decisione di aumentare le spese militari da parte dei Paesi membri dell’Alleanza e, infatti, tale incremento è uno dei punti salienti emerso al summit, sottolineato in particolare dal Segretario generale Stoltenberg, secondo il quale il 2% del PIL in spesa militare «è sempre più considerato come un punto di partenza, non un tetto», in quanto «fare di più costa di più». In generale, gli investimenti militari dell’Alleanza sono aumentati costantemente a partire dal 2014 per tutti gli Stati che vi aderiscono, con diverse nazioni che hanno già superato il 2%. Stati Uniti e Grecia sono i Paesi che hanno visto l’incremento maggiore arrivando, rispettivamente, al 3,47% e al 3,76%.

Insieme alla corsa agli investimenti nel settore militare, l’altro evento fondamentale del summit è stata la decisione da parte del presidente turco Erdogan di ritirare il veto [4]sull’adesione all’Alleanza di Svezia e Finlandia. L’eventuale ingresso dei due Paesi nordici nella NATO rappresenterebbe per questi ultimi una svolta storica e una rivoluzione nell’impianto di sicurezza europeo che, tuttavia, oltre a sacrificare i curdi, non comporterebbe più sicurezza nel Vecchio Continente, ma più instabilità e la possibilità di escalation. Mosca ha già fatto sapere, infatti, che qualora venissero predisposte basi militari NATO in questi Paesi non esiterebbe a prendere contromisure, portando così ad un livello di tensione che si riverserebbe anche sull’area del Baltico. Non per niente, il viceministro degli Esteri russo Ryabkov ha asserito che: «La sicurezza dell’Alleanza così si indebolisce».

Tutto il summit NATO di Madrid è stato improntato a fornire un’immagine di unità e compattezza degli Stati membri per rispondere in primo luogo alla Russia e alla crisi ucraina, ma anche alla Cina. L’obiettivo della NATO, infatti, non è tanto quello di difendere il territorio degli Stati dell’Alleanza, bensì quello di difendere lo status quo dell’ordine internazionale sorto all’indomani della caduta dell’URSS e ora messo in discussione dalle nuove potenze in ascesa definite “autoritarie” dal mondo liberal. Le decisioni prese al Vertice NATO di Madrid e il nuovo Strategic Concept hanno esattamente questa funzione: plasmare la strategia e gli obiettivi che serviranno all’Alleanza nei prossimi anni per mantenere e difendere un’egemonia che si presenta sempre più vulnerabile e incerta e che ha subito un ulteriore colpo con l’avvio dell’operazione speciale russa in Ucraina.

[di Giorgia Audiello]