- L'INDIPENDENTE - https://www.lindipendente.online -

(Monthly report n.11) Lo sport è una cosa seria: politica, salute e diritti attorno al campetto

È uscito l’undicesimo numero del Monthly Report: la rivista de L’Indipendente che ogni mese fa luce su un tema che reputiamo di particolare rilevanza e non sufficientemente trattato sul mainstream. Per l’occasione abbiamo deciso di parlare di sport, un tema solo all’apparenza leggero e disimpegnato, ma in realtà un osservatorio privilegiato e inconsueto per osservare le dinamiche della geopolitica, dell’economia, dei diritti, della salute e molto altro. Il numero oltreché in formato digitale è disponibile anche in formato cartaceo spedito in abbonamento (tutte le info su come riceverlo a questo link [1]).

L’editoriale del nuovo numero: Quando lo sport fa la storia

Stadio dell’Acqua Acetosa, Roma, 18 settembre 1960. Per la prima volta 377 atleti paraplegici si sfidano nei giochi olimpici per persone con disabilità, le Paralimpiadi. Per dieci giorni, soggetti ancora spesso visti come ‘poverini’ e impossibilitati ad avere una vita normale, si contendono le medaglie in otto sport differenti, dall’atletica, al nuoto, alla pallacanestro. Dopo l’evento, molti paesi del mondo iniziano a pensare allo sport come diritto di tutti, inclusi i portatori di disabilità, adeguando gli impianti alle loro esigenze.

Stadio di San Sebastian, Spagna, 5 dicembre 1976. Gli spalti sono gremiti in attesa che cominci l’atteso derby calcistico tra le due più importanti squadre dei Paesi Baschi: l’Athtletic Club di Bilbao e il Real Sociedad di San Sebastian. All’ingresso in campo i capitani delle due squadre rivali, Josè Angel Iribar e Inaxio Kortabarria, entrano innalzando insieme e mostrando a tutto lo stadio l’ikurriña, la bandiera basca. La Spagna è invischiata nella lenta transizione dalla dittatura franchista alla democrazia e ai baschi è ancora proibito parlare la propria lingua, manifestare ed anche mostrare la bandiera. Nessuno ricorda il risultato di quella partita, ma Iribar e Kortabarria sono ancora considerati eroi della patria da tutti i baschi. Anche grazie a quell’atto di ribellione l’ikurriña diventerà legale nell’anno successivo.

Olimpiadi di Mosca, Unione Sovietica, 1980. Gli Usa e la Germania Ovest boicottano i giochi per protestare contro l’invasione sovietica della Afghanistan, mentre Italia, Francia e altri paesi europei decidono di partecipare, ma senza bandiera né inno nazionale, gareggiando sotto le insegne del Comitato Olimpico Internazionale. Quattro anni dopo, alle olimpiadi di Los Angeles 1984, i paesi del blocco sovietico restituiranno il favore rifiutando di partecipare ai giochi americani.

Nel bene o nel male lo sport non è mai stato solo un gioco. La storia dei grandi eventi sportivi e del modo in cui la collettività vede l’attività sportiva ci racconta anzi molto dei problemi e dei cambiamenti della nostra società. Dalle fasi decisive della politica mondiale, alle battaglie sociali, alla lotta delle minoranze oppresse, molto di quanto è accaduto nell’ultimo secolo si è mosso (anche) dentro ai campi da gioco. È così ancora oggi, basti pensare alla decisione di molti comitati organizzatori di escludere gli atleti russi dalle competizioni. Scegliendo di derogare ancora una volta ai principi dello sport come ponte tra i popoli, come se uno sportivo potesse essere ritenuto responsabile per le azioni del proprio governo.

Parlare di sport significa anche occuparsi di diritti, spesso negati. Anche nel ricco occidente milioni di persone non hanno ancora accesso alla pratica fisica per ragioni di costi e di mancanza di impianti pubblici a disposizione di tutti. Una realtà che è da denunciare, tanto più perché – come vedremo – la correlazione tra accesso allo sport e salute psicofisica è provata e strettamente connessa. Un diritto negato che negli ultimi mesi, in Italia, ha colpito anche una nuova categoria di persone: migliaia di ragazzi e ragazze hanno subito il divieto a fare sport per la sola ragione di non essere in possesso del green pass. Una situazione che ha portato conseguenze nocive per loro e per le loro famiglie, ma che ha fatto nascere anche nuove forme di partecipazione, come quella racchiusa sotto le insegne dell’associazione Sport Negato. Cesenatico, Italia, 10 aprile 2022: 90 ragazzi provenienti da diverse regioni italiane si sono sfidati nel primo torneo autogestito di basket dove si poteva accedere anche senza il possesso della certificazione verde. Anche questa, nel suo piccolo, è una data che fa la storia.

L’indice del nuovo numero:

Il mensile, in formato PDF, può essere scaricato dagli abbonati a questo link: lindipendente.online/monthly-report/ [2]