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Le opposizioni contro Draghi: sulla guerra riferisce anche in Parlamento o solo a Biden?

Il presidente del Consiglio Mario Draghi svolgerà nella mattinata di giovedì 19 un’informativa in aula al Senato sulla crisi in Ucraina, per poi replicare alle 11:30 alla Camera. Al termine dell’informativa, che consiste in una serie di interventi verbali, non sono previste risoluzioni, quindi alcun voto. Inizialmente la scelta era ricaduta sul question time, con risposte alle interrogazioni parlamentari, tra le critiche dell’opposizione che chiedevano invece delle comunicazioni da parte di Draghi con successivo voto. Alternativa ha chiesto al presidente della Camera Roberto Fico di calendarizzare tali comunicazioni, in modo da “poter presentare risoluzioni, certamente più idonee e costruttive in termini di dibattito politico nonché unico strumento per impegnare il Governo a prendere una posizione politica approvata dal Parlamento”.

La critica si è poi estesa alle modalità di diffusione della notizia dell’incontro con Draghi (attraverso agenzie di stampa e non canali ufficiali) e allo strumento stesso dell’informativa, che “risolve” un dibattito complicato, come quello relativo all’Ucraina, attraverso una serie di brevi interventi. “Qualora dovesse permanere la volontà governativa di rendere l’informativa, ciò costituirebbe un’ulteriore riprova della debole rilevanza della Camera dei deputati e all’interno dell’assetto costituzionale e all’interno dell’assetto politico italiano”, concludono i deputati nella lettera a Fico. Nei giorni scorsi, il Movimento 5 Stelle ha chiesto al presidente del Consiglio le comunicazioni urgenti sull’escalation della guerra in Ucraina, mentre le componenti Movimenta e Alternativa del gruppo Misto della Camera hanno chiesto delucidazioni in merito “al massiccio invio di armi a Kiev” e all’oggetto del bilaterale avvenuto negli Stati Uniti, che ha visto coinvolti Joe Biden e Mario Draghi. Prima della sua partenza, il presidente del Consiglio italiano non ha consultato il Parlamento, seguendo la strada solitaria intrapresa dall’esecutivo in materia di guerra in Ucraina, e non solo.

Durante i mesi del governo Draghi, Camera e Senato hanno potuto discutere in termini marginali gran parte delle proposte avanzate dall’esecutivo, visto il massiccio ricorso all’istituto della questione di fiducia [1]. Gran parte dei disegni di legge approvati portano la firma del governo, essendo di conversione dei decreti-legge, uno strumento di eccezionalità e urgenza. Con lo scoppio della guerra in Ucraina, la distanza tra esecutivo e Parlamento si è ampliata, con il primo che ha deciso di ricorrere [2] alla fiducia sui provvedimenti in materia, come nel caso dell’aumento delle spese militari, e di non divulgare [3] la lista degli armamenti inviati a Kiev, optando per liste secretate rese note [4] in parte dalle forze filo-russe.

[Di Salvatore Toscano]