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Il Governo della “transizione” spinge su nuovi rigassificatori e inceneritori

Il governo, attraverso un decreto legge approvato lunedì scorso, ha dato il via libera a delle nuove figure istituzionali: dei commissari per i rigassificatori e per gli inceneritori. Nulla di simile, invece, è stato pensato per guidare l’indispensabile sviluppo delle energie rinnovabili. Nel mentre, per fronte alla crisi energetica, si punta però a far lavorare a pieno regime 4 centrali a carbone, il più impattante tra i combustibili fossili. Eppure il decreto legge [1], varato “in materia di politiche energetiche nazionali, produttività delle imprese e attrazione degli investimenti, nonché di politiche sociali e di crisi in ucraina”, dovrebbe portare – come spiegato dallo stesso Premier Mario a Draghi – a numerose liberalizzazioni e semplificazioni volte ad accelerare la transizione ecologica.

Ma sul fronte delle rinnovabili non sembra sia stato fatto un decisivo passo in avanti. Al contrario, per ospitare il Gas Naturale Liquefatto [2] degli Stati Uniti – che di sostenibile ha poco o niente – è stata pensata perfino una figura ad hoc. Il governo ha infatti stabilito che «saranno nominati uno o più Commissari straordinari da dedicare alle opere finalizzate all’incremento della capacità di rigassificazione nazionale e alla realizzazione di nuove unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione, nonché le connesse infrastrutture». Secondo Palazzo Chigi, si tratta di «interventi di pubblica utilità, indifferibili e urgenti». Ma l’urgenza non era abbandonare, immediatamente, ogni fonte fossile? A quanto pare la crisi energetica, per ora, batte la crisi climatica. Discorso a parte va invece fatto per la decisione, prevista dal medesimo decreto, di istituire dei commissari per l’incenerimento dei rifiuti. Anzi, un commissario: per la precisione, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri. ln questo modo, il primo cittadino della Capitale potrà operare in deroga al Piano rifiuti della Regione Lazio, andando a gestire direttamente i rifiuti della città, regolamentando le attività di gestione, elaborando il piano per la bonifica delle aree inquinate, nonché approvando i progetti di nuovi impianti (alias, il nuovo termovalorizzatore [3]).

Per quanto apparentemente contraddittoria, quest’ultima misura, se non altro, potrebbe finalmente sbloccare l’annosa e drammatica situazione rifiuti romana. Di veramente irragionevole c’è altro. Come, ad esempio, il costruire in fretta e furia nuove infrastrutture da dedicare alla trasformazione di una fonte fossile proveniente dall’altra parte dell’oceano e impattante in ogni sfumatura del suo ciclo di vita. Oppure, sempre in nome della crisi energetica, il far lavorare a pieno regime 4 centrali a carbone che erano in via dismissione.  «Una fase transitoria – dichiarano dai vertici – che durerà 12, massimo 24 mesi. Le centrali emetteranno più CO2, ma nel frattempo accelereremo così tanto con le rinnovabili che tali emissioni verranno presto compensate». Presto, quando? Non è dato saperlo. Nel frattempo, 170 GW di energia pulita da solare ed eolico restano al palo.

[di Simone Valeri]